La Metà del Mondo: Gilda Musa
Scheda autrice, La Metà del Mondo
24/08/20
Diario di ErreBi
Gilda Musa è stata una scrittrice famosa di fantascienza italiana e non ha certo bisogno di presentazione. Comunque, in quanto autrice, compare all'interno di questo progetto di memoria delle donne.
Questa è la domanda che ogni scrittore desidera sentirsi fare. Poi succede che nessuno sa veramente, seriamente, concretamente, e profondamente rispondere. Escluso forse Asimov, il quale però sembra che abbia cominciato a raccontare le proprie vicende, biografiche e letterarie, da quando era in culla.
Visto che non sono Asimov, risponderò in modo molto più conciso: la spinta che mi ha indotta a scrivere è stata la necessità di interpretare la misteriosa complessità della realtà in movimento. Quanto alla fantascienza, la spinta è stata data dal fatto che è un tipo di narrativa che con maggiore efficacia e prontezza segue, anzi anticipa, le mutazioni del nostro mondo. Ho sempre desiderato che il mondo cambiasse, da quando ho cominciato ad avere l’uso della ragione. Può darsi che la fantascienza non incida molto nelle pieghe dell’esistenza individuale e collettiva dei nostri contemporanei. Ma, se non altro, ci offre un’illusione della realtà. E non è forse questo il maggiore fascino della fantascienza?
Quale differenza esiste fra l'attività di poetessa e
quella di scrittrice di sf?
La poesia agisce verticalmente, affondando nella psicologia con gli strumenti di un linguaggio-laser, privilegiando essenzialmente le immagini e le forme. La fantascienza agisce anche orizzontalmente, in lungo e in largo, in tutti gli aspetti dell’esistenza: occupa le zone della sociologia, della politica, della progettazione scientifica, della psicologia individuale e di massa. Nella fantascienza, in breve, si rispecchia l’intero crogiolo del mondo. E la narrativa di fantascienza mi consente di esprimerlo nella sua poliedricità, attraverso personaggi e vicende. Per questo motivo, nel mio lavoro, poesia e fantascienza si integrano e si completano.
Fra i tuoi racconti, quale ricordi con maggiore
soddisfazione? E perché?
Sarebbe facile rispondere: tutti, quelli già pubblicati e quelli ancora inediti. Ma non sarebbe legittimo, vero? Allora restringerò la rosa a un paio: Memoria totale e Max, tutti e due raccolti in Festa sull'asteroide, dopo essere usciti in riviste e antologie.
Memoria totale rivela, di me, l’aspetto più segreto e più poetico. Max, vicenda oggettiva sul tema dell’uomo nato in laboratorio, apre la mia coscienza sul mondo esterno. I due racconti, che non a caso molti lettori preferiscono, rappresentano appunto i miei campi di ricerca. Posso aggiungere che anche fra i miei racconti inediti ho i miei prediletti.
Tu lavori in questo campo sin dai tempi di «Futuro». Come sono stati gli inizi? Quali differenze ti sembra esistano oggi, a più di dieci anni da allora?
Come tutti sanno, quando ho cominciato a scrivere, non sono partita dalla fantascienza, ma dalla poesia, dalla letteratura tedesca moderna, dalla letteratura atipica. La fantascienza è arrivata proprio con «Futuro», quando Inìsero Cremaschi e Lino Aldani rivelarono a me stessa che Memoria totale era un racconto di science-fiction. Avevo scritto una vicenda fantascientifica, senza sapere che potesse essere definita tale. Dopo quel primo racconto, tutto si è svolto con naturalezza, per me. Quanto alla situazione odierna, direi che il lavoro dei «pionieri» sia servito a spianare la strada ai nuovi autori.
Qual è la tua concezione del racconto di sf?
Novità, anticonformismo, suspense. Se manca uno di questi elementi, è possibile scrivere, forse, un capolavoro, ma non un buon racconto di autentica fantascienza.
Con che metodo (o metodi) scrivi?
Tutti i metodi sono buoni: pensarci su, rompersi le meningi fino a scovare un buon plot, ma il metodo migliore resta ancora quello di «pensare ad altro», cioè vivere guardandosi in giro. La realtà che mi sta attorno è un’immensa miniera per immaginare, e quindi scrivere, una storia di sf. Quanto alla resa narrativa, posso dire che non mi stanco di scrivere e riscrivere la medesima pagina anche otto o dieci volte, fino alla sua trasparente chiarezza e alla sua efficacia rappresentativa.
Che cosa ti ha insegnato l’esperienza del romanzo? La
ritenteresti?
Del romanzo darei questa definizione: una fatica tremenda, almeno dieci volte quella che ci vuole per un racconto. Però, alla fine, viene decuplicata anche la soddisfazione morale, quella che compensa l’autore di tutto il tempo e l’energia psichica consumata sulle pagine. Se la ritenterei? L'ho già ritentata. Ho iniziato e finito nel 1977 un romanzo psico-tecnologico destinato ai giovani, dal titolo ancora provvisorio Marinella Seconda, che sarà pubblicato dalla S.E.I. Inoltre, sto lavorando a una particolarissima space-opera, un romanzo più complesso e più «avventuroso» di Giungla domestica.
Scrivere un romanzo è un’esperienza importante, che consiglio. Ci si sente più maturi, dopo.
Quali sono, a tuo giudizio, i migliori autori nel campo
della sf oggi in attività?
In Italia? All’estero? In ogni caso, non mi è possibile dare una risposta. Nel campo della sf avviene uno strano fenomeno: quasi tutti gli autori, anche i meno bravi, offrono sempre suggestioni, incantesimi, proposte, idee inedite; un fenomeno che avviene con minore frequenza nel campo della narrativa normale.
La tua opinione sul fandom in genere e in particolare?
Il fandom è l’habitat dello scrittore di fantascienza. Ci è indispensabile, come l’aria che respiriamo. A volte, ma non troppo spesso, l’aria è un pochino inquinata. Ma non per questo è meno preziosa.
Segui le vicende della sf americana? Se sì, come
giudichi gli ultimi sviluppi del settore?
Seguo la sf americana anche da un punto di vista critico: infatti fin dal 1976 collaboro con il quotidiano “Paese Sera” con l’incarico della narrativa fantascientifica straniera e italiana.
Ho letto, su ROBOT, che alcuni scrittori americani intendono abbandonare la fantascienza. Li capisco. A casa loro, la sf è considerata ancora da molti come un «genere», una sotto-categoria letteraria. Forse è per questo che, in generale, la sf statunitense sta prendendo strade meno ortodosse della sf delle origini: fantasy, speculative fiction, un pizzico di horror, una spruzzata di sesso, eccetera. Secondo me, però, lo sviluppo più interessante è dato da quegli autori che affondano i bisturi nei rapporti fra scienza e potere.
La tua reazione ai racconti del premio ROBOT?
Quando, insieme con Aldani, Cremaschi, Raiola, Anna Rinonapoli e altri, cominciai a scrivere, eravamo in pochi. Ora ci troviamo davanti a un reggimento di nuovi scrittori, o aspiranti scrittori. Quasi cinquecento racconti, al premio ROBOT! E l’aspetto più interessante è che il valore medio degli esordienti sia cosi alto, così maturo.
Che epitaffio vorresti per la tua vita?
Esiste una mia poesia, intitolata Tu, lontano lettore: è una sorta di coraggiosa epigrafe e un messaggio al futuro.
Però, per brevità, ne invento un altro:
Visse in tempi di mutamenti/
e amò quei mutamenti.
GILDA MUSA (1926-1999)
Più nota come germanista e soprattutto poetessa, Gilda Musa si è dedicata con passione anche alla letteratura fantascientifica, di cui negli anni Settanta è stata l’autrice più importante.
Nata nel 1926 in Romagna, a Forlimpopoli, ha vissuto larga parte della sua vita a Milano; laureata in lettere, si era perfezionata in germanistica ad Heidelberg e in lingua inglese alla Cambridge University. I suoi primi scritti sono infatti traduzioni di poeti tedeschi (importante una sua antologia di poeti tedeschi contemporanei) e inglesi, e la poesia è stata la sua primissima forma di espressione; ha pubblicato sette raccolte di liriche, tra le quali sono da ricordare almeno Gli onori della cronaca che vinse il prestigioso Premio Firenze, Berliner Mauer e Lettere senza francobollo. In seguito si rivolse anche alla narrativa, spinta dal marito Inisero Cremaschi, che a partire dagli anni Sessanta è stato uno dei più importanti promotori della science fiction in Italia e uno dei convinti caldeggiatori di una "via italiana alla fantascienza ". E la narrativa preferita di una scrittrice così attenta ai sentimenti e alle persone non poteva che essere la fantascienza, letteratura aperta a tutte le possibilità di speculazione, di cui Musa accetta tematiche e stilemi per volgerli alla sua personale visione del mondo, e alla sua personale scrittura.
Così, a partire dal 1963, con il notevole racconto "Memoria totale" apparso sulla rivista Futuro,
Gilda Musa pubblica con regolarità novelle sulle riviste e le antologie più importanti del campo (la serie Interplanet, I labirinti del Terzo Pianeta, Zoo-fantascienza, Universo e dintorni, etc.), coronando la carriera di narratrice con due Premi Italia, uno per il romanzo Giungla domestica nel 1976 e l’altro per il racconto "Gli ex bambini" apparso sulla rivista Robot nel 1977. Diamo un particolare risalto a questi premi, tra le decine attribuitile, perché non assegnato da conventicole letterarie o accademie, ma da una giuria di appassionati di fantascienza: segno che la qualità narrativa può venire premiata anche dai semplici lettori, e per di più "di genere", che possono apprezzare prodotti di qualità più elevata. I racconti di Gilda Musa, che - tra l'altro - sono stati anche tradotti in inglese, francese, russo e tedesco, possono essere reperiti in alcune antologie personali: Festa sull'asteroide, Esperimento donna La farfalla sul soffitto. Festa sull'asteroide contiene otto racconti che rappresentano il meglio di quanto fino allora pubblicato, secondo la stessa Autrice: il citato "Memoria totale", l'incredibile "Trenta colonne di zeri", il più volte pubblicato "Max". Il prefatore Aurelio De Grassi afferma che questi racconti possono essere definiti di "fantascienza psionica" per l'importanza data a tutte le manifestazioni mentali, ed in effetti più volte Musa ha scritto opere nelle quali una notevole parte hanno i poteri parapsichici. I racconti aggiunti al romanzo breve Esperimento donna sono spesso estranei alla fantascienza più classica, sorretti talora da buona ispirazione (come nel divertente, ma forse scontato, "Mascherature parallele", talaltra del tutto atipici e con idee forse anche eccessivamente ardite (come il figlio
di Leopardi e della Luna del racconto "Ultimo quarto di luna sul mare" e la contaminazione michelangiolesca di "Archeologia vivente"). La dimensione del racconto o della novella non poteva però bastare a una scrittrice che aveva ancora da sviscerare compiutamente quello che più la interessava, cioè la tematica dell'intervento esterno su una società incontaminata (che nella fantascienza vede a soggetto un pianeta immaginario, ma nella nostra realtà ha visto colonizzazioni e civilizzazioni forzate). Ed ecco così arrivare i romanzi di Gilda Musa. Esperimento donna comprende il romanzo breve omonimo ed una breve antologia di racconti, tutti risalenti alla seconda parte degli anni Settanta. Il romanzo serve alla scrittrice per mostrarci, attraverso uno scenario tipico della SF d'avventura spaziale (l'atterraggio di fortuna di un gruppo di superstiti di un'astronave terrestre su di un pianeta alieno) le sue tematiche predilette: i rapporti interpersonali e la crescita psicologica dei personaggi. La protagonista del titolo è l'aliena Vila-Vila, appartenente alla cultura del suo pianeta natale Ekram, fatta di mancanza di emozioni e di apatia quasi totale, almeno agli occhi dei terrestri che vi naufragano, due scienziati ed un androide. Il biologo Manfred si innamora di Vila-Vila e ne inizia la trasformazione in donna terrestre, dandole dei sentimenti (attraverso l'amore), ma anche gli odi, le gelosie ed i rancori che a questo si accompagnano. La donna, così mutata, diventerà capace di assassinare un'altra donna ed alla fine lo stesso scienziato che l'aveva resa così. Intanto,Untertan, ritenuto per tutto il romanzo un androide servitore dei due terrestri, si rivela in realtà un uomo che, a causa delle sue continue ribellioni al sistema, è stato imprigionato e costretto a scontare una pena come robot (tramite un congegno inibitore inserito nella sua calotta cranica), e sarà proprio da lui che verrà la promessa di lasciare gli altri ekramiani alla loro sorte, senza ulteriori interferenze da parte degli umani. La parabola di Musa usa il mascheramento della fantascienza, con i suoi classici scenari e stilemi strutturali, per mostrarci il suo intento, che è molto più profondo e generale: in questo, la lettura di Esperimento donna richiama per certi versi il Wells della Macchina del tempo, per altri quasi i drammoni romantici dell’Ottocento. Giungla domestica è forse il tentativo più ambizioso della scrittrice, che abbandona momentaneamente lo scenario spaziale per ambientare la vicenda sulle colline emiliane tra Parma e Spezia, in una grande serra dove si studia la sensibilità dei vegetali. Qui Costanza, una botanica, tenta esperimenti arditi sulle piante, arrivando a stabilire con esse un vero e proprio legame empatico che potrebbe preludere ad una forma di comunicazione. L'arrivo di due uomini sconvolgerà però l'equilibrio raggiunto ed il finale della vicenda diviene tragico: ancora una volta un intervento esterno provoca un disastro in un ambiente consolidato, ma questa volta in più c'è anche il messaggio ecologico. I temi cari all'autrice ritornano prepotenti anche in Fondazione "ID": ancora Musa propone la sua filosofia attraverso gli scenari tipici della fantascienza spaziale, con la storia di quello che avviene sul pianeta Heteros quando umani ed una razza aliena rivale si scontrano per il controllo della popolazione locale, in cui membri sono paragonabili al "buon selvaggio" di Rousseau, una sorta di tabula rasa sopra la quale la cultura degli invasori può modellare le cose a suo piacimento. Ma in questo caso, l’Autrice dimostra maggiore abilità e fantasia rispetto al passato ed aggiunge un terzo incomodo al progetto: l'esistenza di un'altra specie aliena sul pianeta in questione, una forma di vita incorporea che si dimostra il vero "deus ex machina" della situazione, un motore che agisce da dietro le quinte e conferisce al romanzo quell'input in più che lo rende gradevole. Il titolo del romanzo si richiama al progetto scientifico che è alla base della nuova struttura sociale terrestre, dove una specie di orwelliano Grande Fratello distribuisce meriti ed incarichi solo a quanti accettano di lasciarsi modificare le capacità cerebrali; gli eroi della vicenda, un uomo ed una donna, pur subendo il trattamento, ne restano non modificati e saranno perciò proprio loro a poter salvare la situazione, che degenera quando l'esperimento viene ripetuto sugli alieni, i quali ne restano radicalmente mutati con conseguenze importanti per i giochi di potere (da tipica potenza coloniale) che si svolgono tra le varie razze in competizione. Notevole anche la produzione di romanzi per ragazzi, genere nel quale Gilda Musa era particolarmente versata e che hanno goduto di buon successo. Ricordiamone i titoli: Marinella super (1978), L'arma invisibile (1982), Dossier extraterrestri (1978) e Le grotte di Marte (1974). Gli ultimi due in collaborazione con Inisero Cremaschi.
Dotata di uno stile personalissimo e di una estrema sensibilità per i sentimenti – entrambe dovute al suo essere, in fondo, una poetessa – Gilda Musa andrebbe riscoperta anche per l’attenzione che riservava a tutto ciò che era di contorno alle sue storie, dall’ecologia ai giochi di potere, dal dissidio tra scienza e politica, non ultime le considerazioni sul ruolo della donna. (GFP)
Bibliografia
Festa sull'asteroide, Dall'Oglio, 1972. Le grotte di Marte, SEI, 1974 (con Inisero Cremaschi). Marinella super, SEI, 1978. Dossier extraterrestri, SEI, 1978 (con Inisero Cremaschi). Esperimento donna, De Vecchi, 1979. Fondazione "ID", Editrice Nord, 1981. L'arma invisibile, SEI 1982. La farfalla sul soffitto, Amadeus, 1988.
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