Natale 2021: suggestioni di donne

Adoro il Natale sebbene sia agnostica.
Recitare una fede di uomini non mi è d'esempio, Natale non si può ridurre alla convizione di essere buoni cristiani solo perché si va a messa la vigilia, il 25 dicembre, tutte le domeniche e le feste comandate.
Per me Natale è praticare la carità, la speranza e il riscatto, tutti i giorni.

Quest'anno ho pensato di celebrare le feste anche attraverso relazioni virtuali forse non così "astratte" come si può immaginare. Una volta esistevano le amiche di penna, non vedo perché non possano esistere le amiche di tastiera.
Quindi le mie preghiere saranno le emozioni suscitate in me dalle loro parole. Trovo più umanità e ispirazione in un pensiero dedicato che in una litania.

Ecco le prime suggestioni, i regali del calendario dell'Avvento, di Natale e della Befana. Aggiornerò il post ogni settimana. Al termine delle feste 2021 avrò un altro luogo della memoria da inserire nel progetto La Metà del Mondo.

Le foto sono fornite da Marco Benedetto Cerini.
Dal sette dicembre inserirò i contributi senza foto, per non appesantire troppo il post.

01 dicembre 2021: "Anche il Natale puoi passarlo con chi vuoi. Sii libero e consapevole.
Auguri
a te e alla famiglia che scegli. Ogni giorno."
 
Natale al Devero, Val d'Ossola, VB
 
Ph di Marco Benedetto Cerini per Distretto Turistico dei Laghi Maggiore, d'Orta, di Mergozzo e Valli Ossola


02 dicembre 2021: "Le “facce da Natale” che amo di più sono quelle dei bambini che spalancano gli occhi davanti ai doni ricevuti, quelle delle donne sporche di farina dopo aver impastato un manicaretto natalizio, quelle degli uomini che non sanno cosa regalare alle proprie amate ma che vorrebbero almeno per un giorno, sorprenderle e farle brillare e quelle degli anziani che sorridono, con le bocche un po’ sdentate, ma felici di poterlo fare ancora!"
 
Regina dei Ghiacci, Macugnaga,Val d'Ossola, VB

Ph di Marco Benedetto Cerini per La Grotta di Babbo Natale



03 dicembre 2021, Fiaba di Natale, di Giulia Abbate: "Che giorno è oggi? È già giorno? Mia sorella mi butta giù dal letto, sveglia, mi dice, muoviti, non puoi capire che è successo, muoviti, c'è bisogno! Mi vesto come posso, salto nel pile e mi intabarro per fronteggiare il freddo gelido della notte sull'orlo dell'alba: è un'ora fredda, per le strade c'è il deserto, le finestre sono sbarrate, le botteghe ostentano vetrine traboccanti merci luminose con sopra bene in vista i cartelli dei prezzi e i divieti di ingresso ai non conformi. Noi camminiamo come senza vista nella luce impietosa dei fari a LED, e a un tratto: eccola!, fa mia sorella, ed eccola, in effetti, ecco che arriva mia cugina, materializzandosi per strada nella sua macchinina scassata che più che a cavalli va a somari, o forse a renne artiche, dato il clima… Dai, dai, non potete capire, bisogna trovarli, o sarà un disastro!, dice, ma dove, dove, fa mia sorella, e io che ancora non so niente mi pigio dietro tra i sacchi di roba e mentre mia cugina riparte ne valuto il volume, la pesantezza, dovremo portarli a braccia nel bosco? E siamo solo in tre, gli altri dopo tanti giorni di attivismo dormono affranti, ma intanto che rimugino non chiedo nulla, non mi serve perché già so, la storia è sempre più o meno la stessa: chiunque ci sia nel bosco, qualsiasi cosa sia successa, ora rischia già di morire di freddo, quindi perché sprecare fiato?
Questa no, dice mia cugina una volta scese, mi leva il bustone dalle mani, tieni questa invece, ed è un pacco di coperte termiche tutte d'oro, mentre mia sorella afferra su sua indicazione uno zaino con dentro qualcosa che fa un suono come d'acqua.
E ci incamminiamo nel bosco buio.
È ancora notte, che ora gelida davvero, sembra fatta di lame, appena appena prima che albeggi, tutto è sospeso nella bruma, il sole potrebbe sorgere e noi trovarci altrove, all'inferno o in un mondo rivelato. Procediamo in silenzio, ansimiamo e calpestiamo foglie gonfie di brina che scrocchia, siamo come in un deserto, e a un tratto qualcosa si rivela, anzi, qualcuna: è nonnina, la chiamiamo tutti così, è infilata in chili di lana multicolore e in stivaloni da montagna e arranca, e mia cugina che quasi rantola dalla corsa la raggiunge e le fa dove sono, dove?, e lei inaspettatamente ride – ride? Possibile? – e ci indica il cielo: e lassù un corpo celeste tutto rosso ci indica la strada, è un fuoco di segnalazione, è vicino, ci siamo, ci siamo!
Eccoli lì!
Un uomo ridotto in stracci, devastato, la faccia invecchiata dal dolore e dalla strada… ride! Salta e agita in aria il cilindro ancora fumante del fuoco di segnalazione, e ride! Noi ormai corriamo, la nonnina e la notte ce le siamo lasciate alle spalle, mia sorella getta in avanti lo zaino e si butta in ginocchio e la ragazza, la ragazza a terra nel sangue e nelle foglie scure piange e ride anche lei. E io vedo tutto e getto anche io giù il mio bustone, e ne estraggo il mio trionfante carico d'oro termico, e ci avvolgo la creaturina che gorgoglia al mondo, e mia sorella dallo zaino tira fuori il thermos e versa un bicchiere fumante alla mamma che soffia e piange e ride e beve, e mia cugina sorregge il giovane vecchio neopadre crollato sulle ginocchia accanto a noi.
E io a un certo punto della mia stupefazione sento come di essere circondata, questo travagliato bosco di fuggiaschi e di confine ora non è più un deserto, sento gli animali che frusciano, che saltano, poi scappano via e subito dopo arrivano i cani che abbaiano e ringhiano: noi tre ci alziamo come una sola donna e facciamo scudo, e dobbiamo avere l'aria di streghe o maghe perché i poliziotti s'inchiodano sui loro passi e abbassano i manganelli, richiamano i cani, e poi si fanno avanti più timidamente, protendono gli sguardi stupiti, forse un po' vergognosi, verso la scena sacrale che c'è lì e che è sempre uguale, e sempre lo sarà, per terra, per tutti, amen! E a un certo punto ecco che si materializza nonnina, ci ha trovate e ci ha raggiunte, e con rapida destrezza sistema la mamma su una coperta bene aperta a terra, svolge la creaturina e gliela mette addosso e quella si attacca subito al seno, e ora tutte ridiamo, mentre nonnina dopo averle coperte ben bene tira fuori un bel papiro e lo passa al primo sbirro, con l'aria furba di una che molli una caramella a un bambino. È una domanda di riconoscimento dello status di rifugiati, ed è bella pronta e compilata, e da adesso in poi i poliziotti non possono che accompagnare la famiglia in un hotspot e mettersi i manganelli dove nonnina ci tiene a dire. E di nuovo ridiamo tutte, e anche i poliziotti coi loro cani pastore sembrano presi bene e qualcuno pure sorride sotto i baffi a vedere il sergente messo a posto da una befana, e allungano pacchetti di fazzoletti e snack proteici a mia cugina e sigarette al papà giovane vecchio.
E intanto il sole sorge, la bruma si disperde e siamo nel solito vecchio mondo di merda di ieri, ma con dentro qualcosa di nuovo, no, qualcuno! Un bambino! Ma no, mi fa mia sorella, sveglia, è femmina, è una bambina! E la mamma in una flebile e tenace neolingua che capiamo al volo ci ringrazia con la piccina ancora al seno, e di fronte al nostro assistere le dà un nome, letteralmente la battezza, e così sotto lo sguardo dei cani pastori e di nonnina sorniona noi tre ci inginocchiamo e a nostra volta e a voce sola salutiamo la venuta al mondo: «Salve, Regina!»" 
 
Grazie Giulia e a Nawal Soufi e a Lorena Fornasir - Gian Andrea Franchi, volontari per il soccorso ai migranti.
 
Santuario della Madonna del Boden, Ornavasso, VB

Ph di Marco Benedetto Cerini per Distretto Turistico dei Laghi Maggiore, d'Orta, di Mergozzo e Valli Ossola


04 dicembre 2021: "Oggi ho preparato gli addobbi di Natale, e ho ritrovato te, mio animaletto preferito, scoiattolo abbracciato alla Luna azzurra addormentata, protetto dalla boule di neve artificiale. Piccolo tesoro. Il tuo colore ha dato una luce mielata al mio cuore e una speranza al mondo."

 
Mercatini di Natale, Domodossola, VB
 
Ph di Marco Benedetto Cerini per Distretto Turistico dei Laghi Maggiore, d'Orta, di Mergozzo e Valli Ossola



05 dicembre 2021: "Qualcuno mi ha chiesto e di esprimere cosa sia per me il Natale e riflettere sul senso di queste feste...sinceramente? Non lo so più! Una volta era uno splendido momento di condivisione, benessere, felicità e sorrisi. Oggi tutto questo non esiste più! Tante persone care se ne sono andate, in primis la mia cara nonna materna che di questo spirito era la custode e in secondo luogo per diversi problemi profondi e personali la vivo come un vero supplizio. Neanche i regali mi interessano più! Proprio una gioia le feste!!!. Ma c'è una cosa che da al mio cuore uno po' di speranza...la gioia che questa festa da ai miei figli. La luce che c'è nei loro occhi irradia il mio spirito natalizio ormai, decisamente, avvizzito"
 
Grazie a Valentina Meana
 
Grotta di Babbo Natale, Ornavasso, VB

Ph di Marco Benedetto Cerini per Grotta di Babbo Natale 
 



06 dicembre: "Gli alberi spogli, il freddo, tutto quel buio. Gli ultimi giorni d'autunno hanno il sapore amaro della morte. Per questo abbiamo bisogno del Natale, una promessa di luce e calore che ci intiepidisca l'anima."

Grazie a Flavia Imperi

Omegna, Lago d'Orta, VB

Ph di Marco Benedetto Cerini




07 dicembre: "Mai come a Natale provo una malinconia e una nostalgia pregne di gioia"

Grazie a Livia Pessina


08 dicembre: "Non metterei mai un abete vero nel mio salotto, soprattutto dopo la tempesta Vaia. Un albero non è una decorazione, è vita"

Grazie a Erica Tabacco

09 dicembre: "Poco importa che celebriate il Natale, le feste, il Sol Invictus o la nascita di Newton. Trascorrete giorni felici insieme ai vostri cari e alle persone che amate, ricordando che sono molto più importanti di qualsiasi genere di caos che il mondo esterno possa causare"

Grazie Caterina Franciosi

10 dicembre: "A noi mai cresciuti, a noi che ci hanno ucciso Babbo Natale e non crediamo nemmeno a un Dio misericordioso nell'alto dei cieli, sembra sempre che manchi qualcosa: giornate piene di cose da sbrigare, e nemmeno un applauso, alla fine. Poi arriva il 25 dicembre e qualcuno, senza nemmeno la letterina di richiesta, ci incarta pacchetti col fiocco dorato: ecco, ci piace, come tutte le cose che scaldano il cuore... "



11 dicembre: "Non Aver Timore: Ama, Leggi, Esprimiti.
Non Aspettare Tempo: Armati di Leggera Estemporaneità.
Non Agognare Troppo: Avanti, e Leggiadramente Esisti!"

Grazie Mara Barbara Rosso


12 dicembre: "Il mio ricordo natalizio più dolce e antico è il sorriso di mia madre quando, porgendomi una pallina un po' meno sfavillante delle altre, mi sussurrava: "Questa appendila nella parte posteriore dell'albero, così si vede meno." Come mi arrabbiavo! Per me tutte le palline avevano gli stessi diritti e la loro bellezza non c'entrava niente. Anzi, sottovoce le consolavo mentre, cercando di non farmi beccare, le posizionavo in un posto strategico tra le fronde verdi, dove avrebbero potuto brillare seppure un po' nascoste. "Non è colpa vostra", mormoravo. "Siete bellissime. Io credo in voi." Se solo qualcuno lo avesse detto a me.Ma oggi va meglio.
Oggi sono io che dico quelle frasi a me stessa, senza aspettare che sia qualcun altro a farlo. Solo una cosa non è cambiata: adesso, quando mia madre, con gli stessi occhi buoni e gentili, mi porge una pallina che andrebbe posizionata dietro l'albero, io mi allungo e la piazzo in cima, tra le luci più fulgide e fiocchi vaporosi, nel posto che le è sempre spettato"



13 dicembre: "Odore di zucchero e luci. Di resina, di cioccolata, di carta da strappare. Odore di miele, uvetta, muschio raccolto nel bosco. Odore di neve. Odore di famiglia, di cose perdute, di sorrisi e lacrime. È questa per me la magia del Natale"


14 dicembre: "Pedala, Renatino. Perché anche oggi, come negli altri 365 giorni l'anno, stai andando nello stesso posto. Vai, Renatino, che il ghiaccio non ti spaventa. La solitudine invece sì. Ti fa paura. Ti fa male sentirti così, Renatino, perché si avvicina il Natale e le feste vanno passate in famiglia. Lo dicono tutte le pubblicità, quelle che guardi la notte, quando non riesci a dormire, perché sei talmente stanco che appena rientrato dal turno crolli, e ti ritrovi con un piatto di pasta alle due, con i cartoni animati in sottofondo e il cuore rattrappito, imoegnato a pensare già alla sveglia puntata dopo a poche ore. Non è vita, Renatino. Ci pensi da un po'. Però pedali, che lo stabilimento è vicino. Che freddo. Ti pizzica tutta la pelle, le dita non le senti proprio più nonostante i guanti grossi, ma resta dentro, il problema. È quel peso lì che non riesci più a sopportare. Vedi l'azienda in mezzo alla nebbia, con la notte che ancora non vuole andarsene perché è troppo presto, e senti lo stomaco che si ribella. Non è la pasta troppo condita delle due, lo sai. È la traversa che ti porta al lavoro. La scorgi alla tua sinistra, in mezzo a due campi congelati che appartengono ai tuoi capi, come i muri nascosti dal vapore acqueo, come le mucche tutte in fila che possono solo mangiare, cagare, produrre latte e morire. Come te. Anche tu sei una proprietà dei tuoi titolari, Renatino. No?No? Così, su quella domanda, ti fermi. Appoggi il piede per terra e metti le mani sotto alle ascelle, appiccicate al giubbotto imbottito. Perché non sei un campo. Non sei un muro. Non sei nemmeno una povera mucca. Non sei la proprietà di nessuno. Non sei neanche Renatino, a pensarci bene. È in quel momento che lo senti, che capisci quanto sia stata vorace la tua paura, che hai finalmente chiaro davanti agli occhi quanto sei disposto a rischiare per essere felice. Poi, rischiare... Mica sarà vita, quella, Renatino? Lavoro, casa, troppa stanchezza per fare qualunque cosa, lavoro. E allora ridi, ti commuovi sotto alla tua berretta pesante, Renatino, maledicendo le lacrime che ti sembrano ghiacciarsi tra le ciglia. Ma soprattutto te ne freghi. Andrai a casa, telefonerai per dire che hai finito di passare 365 giorni l'anno dentro all'azienda, e ti regalerai per la prima volta una colazione fuori. Piangi, Renatino. Va bene così. Dopo la colazione andrai al canile. Lo vuoi da tantissimo tempo, un cane, e lo chiamerai Sergio. Hai sempre pensato che si sarebbe chiamato così. Poi cosa farai? Cosa succederà domani? Non lo sai, Renatino, ma di una cosa sei sicuro. Almeno un po' sarai felice."

Grazie a Michela Monti


15 dicembre: "Ogni volta che preparo i doni di "Babbo Natale" per i miei bimbi, mi stupisco di quanto possa essere bello donare senza prendersi il merito del dono. Eccola, la magia del Natale: un regalo senza pretendere nulla in cambio"



16 dicembre: " Al Natale non si sfugge. Siamo in una ridente cittadina della provincia americana (o canadese), innevata ovviamente, dove i bonari anche se un po’ rudi abitanti fanno a gara per esagerare con le decorazioni natalizie.
Lei e/o lui sono nati lì ma l’ambizione li ha portati nella grande città a inseguire carriere prestigiose: sono giovani ma non giovanissimi, bellocci ma non bellissimi, in carriera e comunque, guarda caso, prossimi a nuovi traguardi. Ma… l’imprevisto li riporta nel borgo natio, che so’, un lutto, un problema di famiglia, un incarico non programmato, una eredità inaspettata da sistemare. Riluttanti, spazientiti da questo inciampo sulle magnifiche sorti e progressive delle loro vite, arrivano – spesso vestiti e calzati in modo inappropriato per tutta quella neve – e fanno del loro meglio per andarsene al più presto. E però la famiglia, gli amici d’infanzia, la maestra dimenticata, la bibliotecaria delle loro prime letture, la pacioccosa titolare dell’unico diner sulla Main Street sono in agguato: li avviluppano nella melassa dei valori familiari e comunitari e lei/lui cominciano ad annaspare nell’incertezza. Quanto si sta meglio in una piccola cittadina, con gente vera, affetti veri, valori veri! La sintesi del Natale, insomma, che del successo se ne fa un baffo. E scena dopo scena la capitolazione avanza inesorabile: lascio la città cinica e bara, la carriera che mi rende arida/o e insensibile, che mi costringe a competere e guardarmi continuamente alle spalle e torno al paesello. Magari mi sposo e metto su famiglia, col villico locale o con quello/quella cui è capito di dover tornare suo malgrado, come me. Si accendono le luminarie dell’albero. What else? E niente, è cominciato il countdown, dal 1° dicembre non c’è verso di sfuggire ai film di Natale – ma ci sarà una divisione speciale di case cinematografiche e piattaforme che li producono sempre sullo stesso copione con poche variazioni? Magari riutilizzando sempre le stesse renne e i soliti costumi da troll? Ce ne hanno promesso una maratona, almeno uno al giorno da replicare il mattino dopo. L’antesignano nobile è La vita è una cosa meravigliosa (Frank Capra 1946) ma nei nostri filmetti non ci sono interventi divini: la bontà è a dosi minime - q.b. ci sarà scritto nella ricetta consegnata allo sceneggiatore - gli angeli custodi sono impegnati altrove. Quel che resta è l’apoteosi un po’ mentecatta dei “valori” della tradizione: casa, famiglia, matrimonio e l’accontentarsi di poco. Il successo, sapete, è davvero stressante."

Grazie a Anna Maria Crispino

17 dicembre: "Le storie con cui siamo cresciutə ci raccontavano di un Natale in cui i cuori si aprono, le menti si risvegliano e il Bene vince sul Male. Oggi guardo fuori dalla finestra e spero nel profondo che avessero ragione."



18 dicembre: "Mi ricordo le riunioni di famiglia, che erano sempre a natale e sempre rituali: belle o brutte erano IL momento in cui ci si trovava. Abbiamo bisogno di momenti in cui ci ricordiamo di appartenere. E si appartiene per scelta più che per sangue. Si appartiene per desiderio, rifugio e necessità. Si appartiene perché nessuno si salva da solo. Così accendo una candela, faccio l'albero e penso a chi questo dono non ce l'ha, di qualunque natura e religione sia. Buon Natale a tutti noi, che ne abbiamo bisogno"



19 dicembre: "Ho un'idea molto semplice del Natale. Da lettrice accanita quale sono, è spontaneo per me accostarlo a questa mia grande passione. I giorni che precedono il 25 dicembre sono giorni sospesi, proprio come quando ci si immerge in un libro che coinvolge talmente da tanto da estraniarci e le emozioni che sentiamo sono amplificate. Che sia languore, che sia una forte gioia o semplicemente l'euforia del momento, nessuno può restare indifferente alla magica atmosfera del Natale"

Grazie a Elisa Raimondi


20 dicembre: "A Natale puoi... rimboccarti le maniche e iniziare a costruire l'utopia del futuro. Basta un atto di gentilezza spontaneo e disinteressato verso qualcuno che non conosci. Prova. E poi ripeti ogni giorno. Per sempre. Eh, sì. Il futuro va curato, nutrito e annaffiato. Proprio come una piantina. "


21 dicembre: "S'invecchia
il cuore fermo e freddo
dove ogni sorta d'orrore
si riversa ma è uno strano disgelo
il mese di dicembre
quando il tempo rotola
all'indietro
fino al desiderio
della neve "


22 dicembre: "Quando il buio e il freddo prevalgono sulla luce e il calore, gli abitanti di un piccolo pianeta in un sistema stellare sperduto nelle periferie galattiche compiono una magia di straordinaria potenza. Le vie e le case luccicano; le feste, i pranzi e i doni impediscono all’ombra di mangiarsi i loro cuori"


23 dicembre: "Gli esseri umani festeggiano il Natale da ben prima che esistesse il Natale. Da tempo immemore, i giorni successivi al solstizio di inverno sono giorni di festa. Sono giorni freddi, bui, nel cuore dell'inverno, ma non è questo che importa. Quello che importa è che, nei giorni di Natale, le giornate hanno smesso di accorciarsi, la luce ricomincia pian piano a strappare qualche minuto alle tenebre. "Sol Invictus", dicevano gli antichi. Il sole non ha ancora vinto, la notte è ancora molto più lunga del giorno. Ma ha evitato di essere sconfitto, ha arrestato l'avanzata dell'oscurità. Per questo il Natale è una festa di speranza, per questo l'anno nuovo è un momento di buoni propositi. Perché quello che si celebra non è il raggiungimento di un traguardo, ma la fine di una caduta e l'inizio della risalita"

Grazie a Viviana Tenga

24 dicembre: "Ascolta. Il respiro della neve s'inpiglia nel silenzio. Stretta al vento, disegna tracce sbiadite d'innocenza lontana. Chiudi gli occhi. Ritrova la vigilia di un Natale perfetto, la tua mano racchiusa in una mano perduta, il tuo sguardo aperto al mistero, all'attesa, un abbraccio che era mondo e culla, e non avevi niente da temere. Insegui l'eco di un tempo di pace e stringila forte, proteggila in queste notti di gelo. Concediti di tornare stupore e luce, e ritrovarti nella potenza un cuore bambino. Buon Natale"


25 dicembre: "Prima ci sono stati i Natali delle addizioni, si aggiungevano posti per fidanzati, mariti, nipoti, figli… Poi sono arrivati i Natali delle divisioni: un anno dalla famiglia di origine, un anno dall’altra… I Natali delle prime sottrazioni sono stati quelli più tristi: le mancanze, quei vuoti così pesanti da non poterli sopportare. Da qualche anno, provo a creare presenze dalle assenze. Ricordando, cercando un senso in quello che è rimasto, rievocando vecchi riti e inventandone di nuovi. I miei Natali vanno contro ogni legge matematica: moltiplicare gli zeri e ottenere qualcosa di diverso dal nulla"

Grazie a Debora Donadel

26 dicembre: "Un Natale leggero.
Quando ero piccola, per me Natale significava regali e riunioni di famiglia. Più parenti vedevo e più attenzioni (e regali) ricevevo. Poi c’erano i preparativi per pranzi e cene a cura della nonna materna: io assistevo con molto interesse e, quando me lo permetteva, davo una mano. Eppure (o forse proprio per questo), non ho mai imparato a cucinare.

Crescendo le riunioni parentali scivolarono sullo sfondo, sostituite dal tempo trascorso con gli amici, le gratificazioni non passavano più per i pacchetti luccicanti… D’altra parte i nostri budget erano modesti e ci consentivano solo piccole testimonianze di affetto.

I regali con fiocchi e bigliettini sono tornati in auge più avanti, scambiati soprattutto come pegno di una conoscenza profonda nel piccolo cerchio della mia famiglia: il mio compagno, i rispettivi genitori, qualche persona davvero cara. E, soprattutto, mia figlia.

Ma anno dopo anno sono cambiata, forse sono diventata più insofferente. La fine dell’anno è un momento di bilancio, di riflessione, di pochi propositi che vorrei finalmente mantenere. Acquisti e festeggiamenti pubblici non mi tentano. Mi sembra di avere fin troppo. Vorrei imparare a fare, invece che comprare… E camminare leggera."

Grazie a Silvia Treves


27 dicembre: "23 dicembre 2020 2:00 di mattina. Mio marito mi sveglia: “Ho la febbre.” Panico. Non può essere Covid, cerco di rassicurarmi. Gli tocco la fronte: scotta. Non riesco a trattenermi dall’interrogarlo: “Chi hai visto? Con chi sei stato? Ma li senti gli odori?” “Mi gira un po’ la testa, vorrei solo una Tachipirina, vedrai che domani starò meglio. Ma forse è meglio se vai a dormire nell’altra stanza.” Scendo dal letto, ma è come se scendessi dal mondo che vorrei, quello dove posso toccare, abbracciare chi voglio bene, quello che ha il Natale perfetto, e mi sento come una naufraga in una scialuppa in mezzo a un mare che ha un orizzonte senza possibilità di trovare terra. Tutto è finito bene, ma dal Natale scorso più che avere qualcosa in più spero di non perdere quello di prezioso che ho già"

Grazie a Isabella Valerio

28 dicembre: "Il vuoto mostra la sua ombra.

Usciva solo a Natale, quando la gente era più indaffarata e non prestava attenzione.
Si domandavaspesso dove corressero, e se anche lui, un tempo, avesse avuto un luogo da abitare. Si era convinto che il suo volto rischiarato dalle luci natalizie fosse meno tetro. Riusciva perfino ad accennare un sorriso sbieco, una sorta di smorfia gioiosa, che nessuno però sembrava ricambiare.
Si accorgevano di lui solo quando un'ombra cupa appariva nel riflesso delle vetrine, proprio alle loro spalle; immagine speculare di ciò che erano, e di ciò che un domani sarebbero divenuti.
Qualcuno si fermava, come sull'orlo di un abisso, colto dallo stupore per la scoperta: nessuna 'cosa' è durevole ma tutto è transitorio.
Poi il respiro, alito tiepido, velava il riflesso. La sensazione di vacuo terrore spariva e ricominciavano la loro corsa"



29 dicembre: "Natale mi piace non mi piace

Del Natale non mi piace l'abitudine di mandare auguri su whatsapp con finti biglietti tutti uguali pescati a caso in rete. Non mi piacciono i regali imbustati nel negozio di turno che già capisci di cosa si tratta. Non mi piace che nel pranzo di Natale si allestisca un menù a base di pesce. Non mi piacciono i panettoni stravaganti.  E invece mi piacciono molte cose: gli addobbi casalinghi in rosso; le lucine intermittenti; il Pranzo secondo tradizione materna; i regali impacchettati male ma che contengono vere sorprese; e se nevicasse sarebbe un Natale perfetto.

Cosa mi piaceva del Natale di una volta? Il tempo sospeso dell'attesa; le musiche nell'aria; la messa di mezzanotte; il risveglio del mattino; le cartoline con la porporina d'argento a rivestire paesaggi innevati e bambini sulle slitte; i presepi, che raccontavano storie; e ancora prima alzarsi di notte con il batticuore e schiudere la porta per vedere se era già passato Babbo Natale, o Gesù bambino, quello con i piedini nudi che una volta mi ci sono così addolorata che mia mamma ha sferruzzato in fretta un paio di scarpine di lana e le abbiamo lasciate sul presepe così lui se l'è prese. L'attesa, quella era la cosa migliore."

Grazie a Maristella Lippolis


30 dicembre: " Per i duri di cuore nel presepe
metterò il bambino partorito in barca
fra le urla dei naufraghi.
Per i duri d’orecchio la cometa
sarà un pianeta morto
spolpato dai suoi abitanti.
Per chi non vuol sapere infine
sarà inutile dono
la gran sapienza dei Magi."


31 dicembre: "clip video

"More Than I Can Say!"
See you tomorrow down the lake
loving walking on the holidays
'n' see the sun laying down the frame
of blue sky deeply into your veins
what remains - it's more than I can say
uh uh uh
Keep your eyes open, open up your mind
beating up like the morning stars
in the warm house of winter fire
burning up all your pain"
Grazie a Maria Olivero


01 gennaio: "Il Natale è per me un periodo molto particolare.
Al di là della ricorrenza religiosa, dei ricordi di bimba tra pranzi in famiglie sovraffollate piene di voci e profumi. Il Natale diventa un momento di raccoglimento e condivisione, il momento in cui ritrovare gli sguardi delle persone e condividere con loro il calore della nostra umanità. Quello che ogni giorno di ogni anno, perdiamo un poco alla volta. Quello che ci fa vedere chi la pensa diversamente da me come una ricchezza, invece che una minaccia. Come se poi ci fosse veramente un noi e un loro.
Il Natale è anche un monito: a fermarsi, a smettere di correre dietro al primo
vessillo che ci sventolano davanti al naso, a cercare, in ciò che siamo, quello
che è davvero importante, ciò che è degno di essere salvato e custodito nel
cuore per un anno intero.
Come la Natura mi insegna, è un momento di riposo per trovare nuove energie prima di una nuova fioritura. Ed è il momento in cui ci si nutre di storie dalle quali poter imparare ancora e ancora. E sì, è per questo motivo soprattutto un invito: a prendersi cura e a esercitare pazienza nei confronti del prossimo, perché l'inverno è lungo e freddo e non sempre coincide con una stagione o una condizione atmosferica. Se c'è una cosa che la nascita di un bambino mi ricorda, chiunque siano i suoi genitori, è che quello sguardo incantato che si apre sul mondo non dovremmo perderlo mai e dovremmo, invece, preservarlo costi quel che costi. Perchè è uno sguardo che non conosce inverno, non conosce confini, non conosce alcuna distinzione tra un noi e un loro. Ed è pura meraviglia"


02 gennaio: "Christmas Carol!! Quando era la notte di Natale, salutati i parenti, finivamo poi sotto l'albero addobbato più alto e lucente della nostra città. Era tradizione incontrarci tutti, abbracciarci e stappare qualche bottiglia di vino. Lontani dal tepore, dal tedio e dai vapori di cibo delle nostre case ci scaldavamo  così, bevendo una sorsata di rosso a turno. Ancora si era liberi di non essere controllati, allontanati o arrestati per stare provando un po' di gioia: le guardie eleganti col pennacchio rosso erano sufficientemente lontane, o comunque non sembravano badare a noi.
Con uno sguardo di intesa, a un certo punto, capivamo sempre quando era arrivato il momento giusto per il nostro rito punk e liberatorio del Natale: noi eravamo lì per smadonnare, intonare canti di Natale, fare la rincorsa e prendere a spallate l'albero  più alto e lucente della nostra città, - e il loro Natale- yuppiiiii... Con la Piazza vuota, a notte fonda, nessun fedele, pellegrino o turista nei paraggi...  tutto era nostro. E anche lui, lo Spirito del Natale, circondato da amici, pareva essere riconoscente di non essere stato lasciato solo. Finiti i nostri girotondi e il pogo bonario, ancora satolli, ridendo, si parlava ancora un po' tra di noi e salutato il grande abete, si risaliva poi in macchina e si andava tutti a dormire"

Grazie a Barbara Maran


03 gennaio: "Vorrei scrivere qualcosa di speciale, un augurio di pace e buona fortuna. Le emozioni più profonde appartengono all’olfatto: note primordiali, essenziali, di cuore. Auguro calore, e sentirsi al sicuro: profumo di protezione, di cose proprie, aroma di casa"

Grazie a Maria Silvia Iovine


04 gennaio: " A Natale sono tutti più felici, no?

Ma a volte arriva dicembre e ti accorgi che non riesci a essere felice. Corri, continui a correre, ma alla fine quella sensazione, il peso che ti preme sul basso ventre, ti ha raggiunta. Sei stanca e lei corre più veloce di te.

A volte ti accorgi che vorresti che Natale non arrivasse. Che le solite conversazioni che si ripetono ogni anno hanno un sapore più stantio di quanto ricordassi. Che non hai abbastanza fiato per trattenere il respiro e non inalare il solito veleno. Hai corso talmente tanto che ora sei troppo stanca per innalzare le barricate, tapparti il naso e cercare di attraversare le feste senza troppi lividi e cicatrici.

Ma ti accorgi anche che hai corso così tanto che sei lontana. Ti muovi nella tua orbita, ora. Senti ancora il pungolo della gravità, incastrato come un arpione tra lo sterno e le costole, ma il dolore è troppo debole per costringerti a tornare indietro. Puoi scegliere se farlo o no. Puoi scegliere chi è davvero la tua famiglia e chi no.

E allora sorridi. Forse non sei felice, ma sei libera."


Grazie a Axa Lidia Vallotto


05 gennaio: "Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull’orologio. Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.

Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita"

Grazie a Elli Michler

06 gennaio: " Ultima possibilità: o si fa vedere oppure non esiste neanche lei. Come Babbo Natale, che è il nonno, e Gesù Bambino di plastica alla Essecorta. Sono nascosta nell’angolo tra la tele e l’albero di Natale illuminato. Chissà quanto resisto. Mi sta venendo freddo ma almeno posso leggere in pace. Senza il rompiscatole di mio fratello grande che mi fracassa con la PS4 e mia sorella piccola che starnazza con le Rainbow.
Mi sa che vado a letto. Tanto non esiste neanche la Befana.
Appare una luce colorata, sembra bucare la porta blindata, entra nell’ingresso.
Si materializza una poltrona grossa, con una freccia rosa luminosa che manda lampi di luce fuxia.
Da quella specie di trono dorato, con un grande cuscino nero a forma di cuore al posto dello schienale, si alza una donnona rettangolare. - Che caldo qui dentro. Srotola dal collo una sciarpa di piume viola. Sbottona la scollatura di un vestito rosso pailettato, aderente e cortissimo. Non le dona, è sottodimensionato.
La donnona si guarda intorno. Posa gli occhi, truccati di nero e oro, sul ramo secco addobbato con i bicchieri e le posate di plastica. Poi guarda gli addobbi all’uncinetto, di lana multicolore, appesi sopra il camino. L’abero di Natale fatto con i bancali di legno sembra schifarla del tutto. - Una famiglia di eco-alternativi!
Rovista nella borsa maculata, tira fuori tre calze di juta e si avvicina.
Mi vede: sono rannicchiata accanto alla tele, la bocca spalancata, il libro a farmi da scudo.
- Non dovresti essere a letto, bambina?
-Dovrei…
Allarga le labbra turchesi in mezzo alle guance a forma di bignè, pitturate di fard rosso mattone. - Mi hai aspettato!
-Tu saresti la Befana?
-Certo, chérie. Drag Quenette, Befana di prima classe. La migliore tra tutte le Befane diplomate alla scuola di magia Hogwarts.
-Ce ne sono altre? Chissà come sono… - Lo dico tra me, ma la Drag Befana mi sente.
Arriccia il naso a patata. - Insolente. Aggiungo un po’ di carbone. - Apre una delle tre calze, agita la mano come per scacciare una mosca. Blocchetti di zucchero nero si infilano nella juta.
Mi porge la calza ma il libro attira la sua attenzione. Con la mano libera afferra dall’aria un paio di occhiali con gli strass. Legge il titolo, con la solennità della presidente della Repubblica il primo dell’anno in televisione:
-Ragazze con i numeri. Storie, passioni e sogni di 15 scienziate. Rimane perplessa per un secondo. - Quel citrullo di Babbo Natale. Non mi dovevo fidare.
Lancia in aria la calza, che scompare. Fruga ancora nella borsa e me ne consegna un’altra, di panno blu, con un nastro di velluto bianco. - Il carbone te lo lascio. Siede sul trono, mi manda un bacio e si smaterializza attraverso la porta. Rovisto tra il carbone e trovo un nuovo libro: Storie della buonanotte per bambine ribelli. Lo stringo al petto, un po’ incredula. Rileggo il titolo, faccio una piroetta
- Grazie Drag Quenette.
Sento l’eco della sua voce: - Fanne buon uso.

Mi infilo di nuovo tra la tele e l’albero e comincio subito a leggere: Ada Lovelace, matematica. 10 dicembre 1815 – 27 novembre 1852. Regno Unito.
“C’era una volta una bambina di nome Ada a cui piacevano molto le macchine. Le piaceva molto anche l’idea di volare…"

Racconto di Romina Braggion

Grazie per avere letto le Suggestioni di donne

A presto
Romina Braggion

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