"Faccia a Faccia" di Antonella Marangoni

#diariodierrebi
Perché leggere il saggio "Faccia a Faccia" di Antonella Marangoni? Scopritelo nella mia intervista all'autrice.

*************

Ho intervistato Antonella Marangoni, in merito al suo saggio Faccia a Faccia – Cosa dice di noi il nostro volto, - edito da Edizioni Amrita, il 12 agosto, in un pomeriggio assolato e sonnolento.


Graziella della Libreria EvolvoLibri ci ha gentilmente prestato la sua saletta dove si è svolto l’incontro. Antonella è molto simpatica e competente, mi rincresce non riuscire a trasmettervi le nostre risate e le mie esclamazioni stupite. Rimarranno come traccia sonora nel mio cuore e nel mio telefono.

Prima di presentarvela, sappiate che ho cercato di mantenere le sue parole così come sono sgorgate durante l’intervista.

Ciao Antonella, benvenuta nel mio blog “Diario di ErreBi”, sono davvero contenta di ospitarti.

R. Partiamo con la prima domanda: come è scaturito il tuo desiderio di scrivere un libro in merito a morfopsicologia e fisiognomica?
A. Mi occupo di questa materia da circa 20 anni. Duranti i miei corsi e incontri di approfondimento, le persone mi hanno suggerito di scrivere un libro con tematiche di base, semplici, per chi si approccia alla materia e alla portata di tutti. Lo stimolo è proprio partito da chi mi segue, mi piace leggere e scrivere ma non pensavo certamente di creare un nuovo libro. Soprattutto perché la materia è vasta e la preparazione deve essere notevole. Però alla fine il libro è nato, con pazienza, con un grande impegno e dedizione, con la grande ricerca e con la messa a punto di tutto il mio materiale personale e le mie esperienze.


R. Ci sono altri libri che trattano questo argomento. Cosa senti di aver apportato di diverso o di nuovo?

A. Premetto che tra i vari libri presenti sul mercato uno è del mio maestro Jean Spinetta, morfospicologo francese presso cui ho seguito i miei corsi di formazione. A sua volta lui è allievo diretto di Louis Corman, medico lionese che ha ripreso in mano la fisiognomica e l’ha portata ad essere la morfopsicologia pubblicando numerosi saggi. Loro sono i capisaldi della disciplina, così per prima cosa ho attinto alla loro vastissima e preziosa conoscenza. Poi di certo ho apportato la mia personalissima esperienza, mettendoci il cuore. Infatti i lettori mi stanno confermando che davvero sono riuscita a trasmettere sia cosa significa per me la morfopsicologia e sia tutta la passione con la quale me ne occupo quotidianamente.  Perciò l’aspetto tecnico è parte del libro ma l’impatto maggiore è dato dall’aspetto emotivo. Ho cercato pertanto di includere varie suggestioni lasciando da parte il tratto freddo e didascalico dei manuali ma cercando di offrire delle opportunità di comprensione aperte, libere, non assolute o perentorie. Questa peculiarità comunque contraddistingue anche il mio approccio alla disciplina ed è una caratteristica che viene particolarmente apprezzata.

R. Quale sarebbe, secondo te, il lettore ideale di questo libro?
A. Mmmmh… sicuramente il lettore curioso e, nello stesso tempo, non condizionato. Dovrebbe essere, idealmente, come un bambino, senza preconcetti e dotato di grande apertura mentale. Mi rendo conto che è quasi utopico poiché ognuno si porta dietro il proprio vissuto ma, se proprio potessi scegliere, questo sarebbe il lettore ideale.

R. Esistono caratteristiche del volto tipiche che accomunano tutti coloro che sono affetti da uno specifico disagio interiore?
A. Nella morfopsicologia più che di bellezza si parla molto di armonia. Il concetto base e il senso della lettura del volto evidenziano che tutto ciò che è all’interno si proietta all’esterno. Perciò le forme disarmoniche di un volto si possono collegare a un disagio interiore. Per fare un esempio la depressione può essere letta nell’abbassamento dell’occhio, in un certo movimento, nella forma di un certo tipo… Quindi, dopo un’attenta lettura, se si evidenzia una dissimmetria importante ecco che si potrebbe collegare a delle problematiche interne di un certo tipo.

R. Hai mai pensato a come potrebbe evolversi nel futuro questa disciplina?
A. Nel breve termine mi piacerebbe che in Italia fosse riconosciuta come disciplina alternativa così come avviene in Francia per esempio. Per dire, in quello stato le persone vanno dal morfopsicologo oppure il morfopsicologo è utilizzato nella selezione del personale, giusto a titolo di esempio. Sarebbe davvero utile che questa disciplina, come tutte le altre fatte in un modo serio, rientri nel panorama ufficiale e non resti confinata nell’universo delle cosiddette “arti divinatorie” perché non lo è affatto. Questa, secondo me è già così una visione utopica, perciò vedendolo molto, molto più nel futuro, che possa essere integrata alle pratiche terapeutiche normalmente utilizzate.
Oggi c’è un paradosso: da una parte c’è un grandissimo evolversi di tutte queste discipline poiché c’è il bisogno espresso dalle persone di avere delle alternative valide a quelli che sono i canali normali. Nello stesso tempo si assiste alla paura che queste discipline diventino delle realtà concrete da parte di chi non ha una visione aperta. Il mio desiderio sarebbe quello che tutto fosse più complementare e collaborativo, quindi che non ci fosse un astio nei confronti delle discipline che non sono classiche e canoniche. Ognuno dovrebbe poter apportare la propria professionalità in maniera seria e responsabile, allontanando i ciarlatani che creano solo danni e sviliscono coloro che operano dopo anni e anni di studio serio e applicazione approfondita. Bisogna evitare l’improvvisazione ma anche la contrapposizione e la chiusura aprioristica.

R. Sai che amo la Fantascienza e con questa domanda si va sempre più nel futuro: le IA sono studiate per interagire in vari ambiti e si stanno implementando robot che potrebbero prendersi cura delle persone con disabilità, bambini o anziani. Credi che la tua disciplina possa essere codificata e trasmessa a un’IA?
A. Già, domanda molto particolare. Credo che se si continuerà con questo trend, che ora è solo all’inizio, tutto sarà codificato. Però la validità e l’efficacia di questa disciplina, che utilizza l’empatia e modalità che non sono assolutamente trasmissibili, potrebbero essere stravolte nella loro essenza.
Se togliamo l’aspetto di umanità, tutta l’esperienza accumulata nella lettura del volto andrebbe perduta o snaturata.
Se si ponessero dei filtri tecnologici al rapporto umano ed empatico non so quanto la morfopsicologia potrebbe essere efficace.

R. Ora cominciamo con le domande personali: cosa ha comportato a livello pratico scrivere questo libro?
A. Ha comportato tantissime cose, una moltitudine di novità che non mi aspettavo, perché proprio non mi immaginavo il successo che mi sembra stia riscuotendo: tutto ciò che mi sta arrivando, commenti positivi, inviti, eccetera. Proprio perché è una materia molto particolare, di nicchia, immaginavo mi seguissero solo le persone che mi conoscono. Invece mettermi allo scoperto mi ha rivelato tanto affetto nei miei confronti, che si comprende perché le persone ci tengono a far sapere che stanno leggendo il mio libro e lo commentano.
Questo naturalmente mi fa un gran piacere ma mi dà anche un senso di responsabilità perché mi auguro che la morfopsicologia venga recepita e approcciata nel modo giusto.
Poi ha comportato un senso di orgoglio: andare al mare e vedere in vetrina esposto il mio libro, entrare ed essere accolta con entusiasmo, sapere che il mio libro è stato inserito nel catalogo Feltrinelli (e questo per me è un premio).
Tutto ciò mi fa molto piacere e nello stesso tempo è arrivato senza che me lo aspettassi.
Averlo saputo prima, forse mi sarei impegnata ancora di più. Dico forse perché già così è stato un bel progetto: raccogliere, catalogare, scrivere cercando le parole migliori affinché tutto il mio lavoro venisse interpretato nella maniera corretta e soprattutto cercando di evitare che venisse male interpretato… È stato un gran lavoro e un grosso impegno.

R. Questo libro ti ha cambiato?
A. Sì moltissimo. A volte capita, che mi arrivi un messaggio, da parte di una persona, per esempio di Venezia, che ci tiene a farmi sapere il suo apprezzamento per il mio libro. Così penso: guarda, c’è questa persona che in questo momento sta leggendo i miei pensieri, a casa sua, nella sua intimità. Mi sono scoperta con esso, c’è molto della mia vita dentro, c’è molto di mio, per esempio c’è la storia di mio figlio. Quindi, ecco, mi fa uno strano effetto, piacevole eh, ma strano. Sicuramente mi ha cambiata. E di certo cambierà anche il mio viso.

R. Ecco, averlo saputo sarebbe stato bello farti una foto! A questa domanda mi hai già praticamente risposto ma ti chiedo: quali sono le opportunità inaspettate che la pubblicazione di questo libro ha creato?
A. Sicuramente gli inviti a livello nazionale che mi sono pervenuti. Amrita è una casa editrice seria, importante che immaginavo avrebbe svolto un certo tipo di promozione del libro. Ma viverlo sulla propria pelle è ben diverso.
Mi chiamano da diverse parti d’Italia e comprendo solo ora di avere l’opportunità di diffondere il mio sapere in questa materia, la mia esperienza, il mio pensiero.

R. Queste sono esperienze che tu doni agli altri, ma c’è qualcosa che le persone ti  stanno portando?
A. Sì, la consapevolezza da parte delle persone di sapere che il viso posseduto non è per caso e di sapere che si soffermano su particolari che ho suggerito nel libro… Poi mi dicono: ”Caspita, ci hai aperto un mondo.”


R. Quali sono le tue aspettative per questo libro? Cosa non oseresti neanche sperare?
A. Mi auguro che questo libro possa alleviare alcuni disagi personali, parlo proprio a livello fisico, delle persone che non stanno bene col proprio corpo. Forse perché parto da un disagio mio personale che poi alla fine del libro viene fuori. Cioè, scrivendo ho capito il perché io ho un interesse ai visi, ho ragionato sul mio disagio personale, sul mio non piacermi eccetera. Allora se questo libro potesse portare benessere alle persone che magari non vivono così bene il loro rapporto con il proprio viso e, più allargato, con il proprio corpo, ecco questa potrebbe essere una bella aspettativa.

R. Bene, abbiamo concluso in maniera splendida, perché il tuo desiderio indica una natura generosa e la vera apertura verso il prossimo. Grazie per questa bella chiacchierata e in bocca al lupo per il libro.
A. Lunga vita al lupo e grazie a te per il tempo che mi hai dedicato.

Nota a margine: Antonella mi ha regalato una copia del suo splendido libro. Sarà mia cura scriverne una recensione, ça va sans dire.

Biografia

Antonella Marangoni, di Domodossola, è studiosa ed esperta in lettura del volto. Diplomata in Naturopatia all’Istituto Riza con una tesi in Semiologia del volto e in Morfopsicologia, presso la Societé Française de Morphopsychologie di Parigi. Attualmente è iscritta al corso di laurea in scienze e tecniche psicologiche.
Autrice del libro “Faccia a faccia” Amrita Edizioni, tiene corsi, conferenze e seminari.

Introduzione del libro Faccia a Faccia

Nel volto c’è tutto (Cicerone)
Ogni volto porta in sé un mondo d’informazioni uniche e preziose, ma non sempre ne siamo consapevoli.
Abbiamo scritto in faccia il nostro vissuto, le esperienze e le emozioni che ci hanno forgiato, i talenti e i limiti, anche quelli che non siamo riusciti a esprimere.
Il volto non è solo una superficie epidermica da mostrare al mondo come biglietto da visita. È molto di più. È un importante indicatore di ciò che siamo stati, che siamo e che potremo essere. Gran parte di quanto accade nella nostra vita è mostrato al mondo proprio dal volto, e i suoi segnali sono evidenti.
Nello splendido romanzo Gli amori infelici non finiscono mai di Isabella Borghese compare l’uomo senza volto, un personaggio che la giornalista romana introduce così:
«nel momento dell’incontro il viso di chi abbiamo davanti si trasforma presto in messaggi, emozioni, qualità, pregi e difetti. Sa parlare in silenzio quando la voce preferisce abbandonarsi alla riservatezza. Il viso di un uomo è la sua carta d’identità, il primo affaccio sul mondo. Con il tempo, ogni smorfia di un volto che al primo incontro è solo fronte, occhi, naso, guance, bocca e mento, e tutto quello che sa suscitare, si fa persona e identità. Ci racconta i suoi umori e i suoi tremori. L’uomo, insieme alla propria storia, è anche la sua faccia».
Trovo queste parole adatte al nostro intento, comprendere cosa comunica il nostro viso e quello delle persone con cui ci relazioniamo, consapevoli che conoscere in primo luogo noi stessi sia fondamentale anche per capire gli altri.
Padroneggiare una sorta di “morfo-chiaroveggenza” applicabile al viso potrebbe quindi diventare un canale interpretativo molto efficace.
Per fare questo è indispensabile non considerare ciò che compone il volto come un semplice insieme di tratti superficiali che, mescolati tra loro, formano la parte più esposta e vulnerabile del nostro corpo. E invece opportuno sviluppare una nuova concezione che ci porti a comprendere che ognuno di noi è scultore di se stesso e delle proprie forme e che quindi ci “rimodelliamo” in ogni momento della nostra preziosa esistenza.
Vedere la forma per percepire l’essenza che racchiude
Questo è il senso che daremo al nostro percorso. Durante il nostro viaggio alla scoperta della meravigliosa e affascinante superficie del volto umano vedremo, in modo semplice ma efficace, come tutto questo sia possibile.

A presto.
Romina Braggion


Commenti