#recensione Strani Mondi Urania
Dopo aver letto l’antologia Strani Mondi, collana Millemondi Urania, gruppo editoriale Mondadori, ho deciso di scriverne la recensione poiché la ritengo, nel complesso, un buon lavoro.
Amo leggere le antologie e, anche questa, mi ha offerto
l’opportunità di conoscere scrittrici e scrittori italiani dei quali ignoravo le opere precedenti.
Suggerisco a tutti coloro che vorranno cimentarsi nella
lettura, un minimo di indulgenza. La “prima” non è mai buona. Ogni nuovo progetto
necessita di aggiustamenti, correzioni, smussature, arricchimenti.
Questo primo "Strani Mondi" ha avuto l’onore e l’onere di essere stato l’apripista per gli altri. Chiunque verrà dopo partirà avvantaggiato per aver avuto come guida la traccia solcata dai pionieri.
Lo stesso curatore potrà correggere il tiro nelle prossime uscite.
Questo primo "Strani Mondi" ha avuto l’onore e l’onere di essere stato l’apripista per gli altri. Chiunque verrà dopo partirà avvantaggiato per aver avuto come guida la traccia solcata dai pionieri.
Lo stesso curatore potrà correggere il tiro nelle prossime uscite.
Veniamo al dunque parlando di trame, anzi no. La mia
prima lettura è stata la postfazione di Silvio Sosio, seguita dall’introduzione
di Franco Forte.
Silvio Sosio, nella sua “L’età d’oro della fantascienza
italiana” ha effettuato un’esauriente carrellata sulla proposta della SF
italica includendo autori, correnti, premi, storia, scienza, tendenze. Trovo
quasi obbligatorio leggerla prima dei racconti.
Il cappello introduttivo di Franco Forte tenta di trasmettere l’intento dell’opera e credo debba essere letto.
Guerra fredda di Giulia Abbate e Elena di Fazio racconta di un’invasione aliena, un po’ sui generis, e il messaggio tra le righe offre la visione di una diversità contemporanea che non si può più ignorare o etichettare come tale. Profetico e plausibile.
Il cappello introduttivo di Franco Forte tenta di trasmettere l’intento dell’opera e credo debba essere letto.
Guerra fredda di Giulia Abbate e Elena di Fazio racconta di un’invasione aliena, un po’ sui generis, e il messaggio tra le righe offre la visione di una diversità contemporanea che non si può più ignorare o etichettare come tale. Profetico e plausibile.
A sort of homecoming di Sandro Battisti parla di un’umanità
che è andata oltre l’essere umani poiché ha trasceso il senso ancestrale di esistenza.
Laborioso e coraggioso.
Come concime di Franci Conforti è l’essenza della
Fantascienza. Il mio racconto preferito. Niente da aggiungere.
Il turismo spaziale come incontro fra culture di Davide
Del Popolo Riolo narra la quotidianità di una terra visitata da alieni dalla
provenienza più svariata e svela i retroscena del mestiere di guida turistica. Inconsueto
e sorprendente nel finale.
Il mio nome è Lemuel, di Nicola Fantini è la storia di
un recluso che sconta la sua pena all’interno di un corpo artificiale e
gestisce una base spaziale in decadenza. Efficace e scorrevole.
Geografia umana di Clelia Farris affascina per l’ambientazione
e per la quantità di tematiche proposte. Da sviluppare in un romanzo. Raffinato
e ricco.
L’inferno dentro di Lorenzo Fontana e Andrea Tortoreto
narra la vicenda di un poliziotto galvanizzato dal potere della sua arma. Lo
sciagurato la ama quasi più della sua compagna, personaggio chiave per la sua sorte. Questo è il racconto che mi ha convinto meno. Disperato e romanticamente
fantascientifico. (Un uomo perduto che cerca redenzione per amore di una donna è
sicuramente fantascienza. Oppure è un cliché, dipende dai punti di vista).
Ipersfera, solo per maggiorenni e fino alla morte di
Lukha B. Kremo è una storia d’amore in 4D. La trama attinge alla realtà, lo
neghiamo ma è proprio così. Alla fine svela un esercizio di stile che riesce a
coinvolgere il lettore in maniera attiva e divertente. Testo su cui riflettere.
Fatum di Maico Morellini, narra le vicende di uomini
esiliati dal pianeta Terra, a bordo di una stazione orbitante. A volte la realtà
è ben diversa da quanto è stato inculcato e questi uomini lo scopriranno.
Interessante la concezione di pianeta, che esula dal paradigma geologico.
Visionario e drastico.
L’automa dell’Imperatore di Piero Schiavo Campo
travalica il concetto di fantascienza, proponendo un racconto che ruba argomenti alla saga storica, alla leggenda, al fantasy e alla fantascienza. Un
esperimento interessante e colto.
Picadura, una storia di Mondo9, di Dario Tonani presenta
un’avventura della sua protagonista Naila alle prese con uno pneumosnodo
ribelle. Il racconto è inserito nell’ambito di Mondo9 e mostra un’idea di SF
alternativa ai canoni classici. Non chiamatela fantascienza.
Blue Infernalia di Emanuela Valentini è un racconto cyberpunk, con una protagonista dura e negativamente vincente. Il finale resta sospeso, quasi una promessa di sequel. Potente.
Zona di contenimento di Claudio Vastano è un racconto distopico molto scorrevole che potrà appassionare coloro che Non leggono fantascienza. Anche in questo caso si pensa a come potrà continuare. Buona idea per una serie tv.
Essere ovale di Alessandro Vietti mi ha piacevolmente stupita pur se non amo lo stile inconfondibile dello scrittore. Narra la vita di due gemelli e del loro destino. L’amore che li lega è davvero struggente. Speranza e riscatto.
Orbita pericolosa di Alain Voudì è la storia di un umano, netturbino spaziale, dall’animo semplice e spaccone, alle prese con un dilemma morale che risolverà con rara delicatezza. Commovente.
Giunta al termine non posso che consigliarvi la
lettura, se non altro per assistere al primo esperimento recente di pubblicazione di
un’antologia SF italiana, da parte di una casa editrice importante.
Personalmente mi auguro ne seguano altre, la tendenza a leggere fantascienza anglosassone è un’abitudine perniciosa, una comfort zone dalla quale uscire per vedere nuovi e strani mondi.
A presto.
Romina Braggion.
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