"DiverGender" a cura di Caterina Mortillaro e Silvia Treves

#diariodierrebi Divergere dal binarismo è possibile? DiverGender si propone questo obiettivo.

Uscita oggi su Delos Store, questa antologia è stata curata da Caterina Mortillaro e Silvia Treves che hanno scritto anche due racconti e Caterina ne ha tradotto uno dell'autrice Charlie Jane Anders. 

Analizzare la moltitudine di aspirazioni e opportunità, offerte dalla fuoriuscita dai binari del genere sessuale di appartenenza, è già un successo.
Però la tendenza alla classificazione rimane, pur se polverizzata in numerose etichette. Quest'antologia riuscirà a farci riflettere sul fine ultimo dell'umanità ovvero fare parte di un'unica entità pur distinguendosi con mille psichedeliche sfumature di colore?
Vi suggerisco di leggerla per scoprirlo.
Per quanto mi riguarda acquisterò la versione cartacea alla convention Stranimondi a Milano, così me la farò autografare dalle due curatrici, dalle autrici e dagli autori presenti. 

Mi auguro che questa intervista possa incuriosirvi, perciò venite con me a conoscere meglio l'opera.
Photo credit by: sito Delos Store

Ciao Caterina e Silvia, benvenute nel mio blog “Diario di ErreBi”, sono davvero lieta di ospitarvi.
Come da mia consuetudine, anche in questa intervista con voi, entro subito nel succo del discorso e vi chiedo:
R. perché un lettore dovrebbe leggere DiverGender?
S. I motivi sono due, come Caterina e io abbiamo chiarito nella nostra introduzione.
Il primo è il genere letterario nel quale nasce l’antologia, cioè la fantascienza. Siamo lettrici e autrici di fantascienza, un genere che osserva il presente per immaginare il futuro e, viceversa
: proprio grazie al futuro immaginato riesce a comprendere il presente. 
Dal nostro punto di vista, rispetto al mainstream, la fantascienza possiede una, anzi due, marce in più: l’immaginazione e la capacità di osare, anche esagerando.
Il secondo motivo è che oltre ai racconti, l’antologia contiene tre saggi che offrono ai lettori una bussola per orientarsi nel tema: il saggio antropologico disegna i confini sorprendentemente sfumati del gender nelle società del passato e del presente
e i due saggi sulla letteratura fantascientifica mostrano il suo importante contributo all’elaborazione di un pensiero non binario. 
C. Vorrei aggiungere che l’antologia presenta racconti e saggi qualitativamente molto interessanti. Coloro che hanno scelto di partecipare sono tra i più noti e apprezzati nell’ambito fantascientifico. E i saggisti hanno tutte le carte in regola: un professore universitario, un’antropologa che lavora con l’Università di Brescia e un super esperto, come sanno tutti gli appassionati. E non dimentichiamo le due autrici straniere: due veri gioielli!

R. Leggo dal sito Delos “Oggi, da un lato si assiste a un interesse crescente per le tematiche relative alla corporeità, all’identità, al transumanesimo e ai diritti LGTBQ+; dall’altro c’è un rifiuto crescente della diversità e un tentativo di tornare a una visione strettamente binaria, in cui l’uomo e la donna ricoprono ruoli definiti e caratterizzati da rapporti di dominazione.” 
Qual è stata la motivazione che vi ha spinto a tenere la curatela di quest’antologia, con queste premesse?
S. Per quanto mi riguarda, oltre a quanto ho già detto c’è anche il desiderio di riflettere su un tema che spesso emerge in quanto scrivo e che compare, magari sotto traccia, anche in molte opere italiane di fantascienza del XX e XXI secolo. Questo accade in parte perché è una questione estremamente attuale, ma soprattutto perché le creature che popolano i mondi che immaginiamo mostrano corpi manipolati dalla tecnologia o modificati geneticamente, vittime di catastrofi ambientali, esseri artificiali, o provenienti da altri mondi. Il loro gender, inteso in senso ampio e identitario, non può non scontrarsi con il Potere, nelle società del futuro. Una riflessione in proposito non può che ampliare i nostri orizzonti di lettori e di autori.
C. Ho pensato a quest’antologia perché ritenevo fondamentale che la fantascienza italiana si mettesse al passo con quella internazionale, in particolare statunitense, affrontando in modo specifico le tematiche del gender. Immaginare mondi, società, corpi oltre i limiti della nostra realtà è stato e sarà sempre il focus della fantascienza. Sebbene in DiverGender si tratti anche il femminismo (al quale è già stata dedicata un’opera antologica in Italia), eravamo decise ad andare oltre la visione binaria dei generi/sessi. Questo, a mio parere, rende unico DiverGender.

R. Sempre tenendo a mente la vostra introduzione, quale tipo di lettore immaginate leggerà DiverGender?
S. Io ritengo probabile che saranno soprattutto lettori e autori di fantascienza, per una questione di visibilità: in Italia i mondi della narrativa di genere sono ancora considerati di minor valore rispetto alla letteratura alta. Ma mi auguro che l’antologia giunga in mano anche a lettori generalisti di ogni tipo, e a persone che, per affermare i propri diritti e rispettare attivamente quelli di tutti abbiano a cuore la costruzione di un mondo più libero e meno bisognoso di rinchiudersi nella “norma” binaria.
C. Posso parlarti  del lettore che vorrei raggiungere. Il mio sogno è che l’antologia evada dai confini ristretti del mondo degli appassionati di fantascienza e raggiunga anche persone che gravitano intorno al mondo dei diritti LGBTQ+. E non solo. In questo modo possiamo mostrare come questo genere letterario non tratti solo “cose della luna” (per citare mia nonna), astruse e lontane da noi, ma offra parabole. Se poi, uno dei nostri racconti dovesse mettere la pulce nell’orecchio anche solo a una persona dalle vedute ristrette, mi riterrei molto soddisfatta.

R. Di conseguenza arricchiamo la terza domanda con la quarta: quale potrebbe essere il vostro lettore ideale?
S. Una persona curiosa, che voglia comprendere, oltre che immaginare, che non si prenda troppo sul serio e apprezzi l’umorismo e il paradosso di alcuni dei nostri racconti. Una persona che legga l’antologia anche per vivere vite diverse alla propria, il che in fondo è ciò che unisce ogni genere di lettore.

R. Generalmente le opere di un artista tentano di trasmettere un messaggio. Cosa ritenete di aver offerto attraverso la vostra opera?
S. La domanda è complessa. Non userei il termine “messaggio”, chi legge (e chi scrive) sa che l’intenzione è nemica della narrativa. Per scrivere una buona storia (e forse per curare una buona antologia) non devi sapere esattamente dove stai andandose ha funzionato lo scoprirai alla fine, anzi lo scopriranno i lettori
Per quanto riguarda tutti noi che abbiamo lavorato a DiverGender credo che l’antologia sia stata un’occasione per scrivere in maniera più consapevole su questo tema e, alla fine, per leggerci con altri occhi. 
Rimando i tuoi lettori alle risposte precedenti e spero che l’antologia possa offrire a chi legge emozioni, scenari inconsueti, la possibilità di immedesimarsi in creature differenti e spunti di riflessione.
C. In antropologia si dice che bisogna “decentrare lo sguardo” per conoscere l’Altro (volutamente con la A maiuscola). Credo che quest’antologia sia una chiave per decentrare i nostri sguardi. Talvolta lo fa con ironia, talvolta in tono più serio, talvolta, semplicemente, offrendo un viaggio in mondi nuovi.

R. Ritengo che ogni autore abbia alcune aspettative relative a quanto scritto. Quali sono le vostre per DiverGender? Siccome è la vostra creatura, quale potrebbe essere la più grande soddisfazione che potrà offrirvi?
S. Questa antologia è una miscela curiosa di punti di vista non prevedibili sul gender. Non è una raccolta di racconti a tesi animati da buone intenzioni. Gli autori non dicono “mi raccomando non discriminate gli altri e rispettati tutti quanti”. Piuttosto ognuno mette in scena senzienti sparpagliati su Terra e Là fuori, alle prese con problemi, discriminazioni e poteri, in qualche modo incastrati nei loro ruoli, quasi sempre diversi da quelli a cui siamo abituati. Anche i saggi ci spingono a rivedere o ad approfondire ciò che crediamo di sapere. Come dice Caterina, DiverGender è una pietra gettata nello stagno della fantascienza. Sarei molto soddisfatta se l’antologia suscitasse un dibattito tra noi “fantascientisti” e se venisse preso come un piccolo invito al dialogo e alla conoscenza reciproca con altre comunità interessate a questo tema. Come suggeriscono i saggi dell’antologia, in altri Paesi la fantascienza si è dimostrata un agente di riflessione e cambiamento culturale.
C. Sarò sincera: mi aspetto polemiche a non finire. Ma sai che ti dico? Va bene così. Perché le polemiche sono come il lievito. Credo che io e Silvia abbiamo sparso un bel po’ di lievito (magari alieno). La più grande soddisfazione sarebbe che facesse crescere dubbi, emozioni, idee nuove nelle persone che ci leggono. E che, uscendo la fuori, comincino a guardare gli Altri con occhi diversi, magari accorgendosi che “gli Altri siamo noi.”

R. Proseguiamo con qualcosa di voi. Ho letto i vostri C.V. letterari davvero notevoli. 
Come riuscite a conciliare i vostri impegni sociali, familiari, professionali, con la mole di lavoro richiesta per scrivere?
S. Da poco sono in pensione, ma fino a un anno fa mi barcamenavo tra scuola, progetti editoriali, recensioni, scrittura e casa… Il rischio dell’essere multitasking è quello fare tutto di corsa (talvolta male) e senza divertirsi. Ora le cose vanno molto meglio, anche se, avendo molto più tempo, mi prendo molti più impegni.
C. Sto ancora cercando l’ingresso di Diagon Alley per comprare una Giratempo. Scherzi a parte, ritaglio ogni momento libero, a volte sacrificando lo svago e il riposo. Ma è tale il potere rigenerante e vivificante del lavoro creativo, che mi ripaga della stanchezza.

R. C’è un pregiudizio in merito alla narrativa che volete sfatare?
S. Altra domanda difficile, in Italia dobbiamo ancora sconfiggere i pregiudizi sulla lettura! Mi limito a sottolineare ancora la suddivisione gerarchica tra “letteratura alta”e letterature di genere, considerate solo di intrattenimento in realtà il confine tra le due letterature è labile, le convenzioni  di genere sono sfide per chi scrive. Il noir, il gotico, l’horror, la fantascienza, il weird ci inducono a vedere il mondo da angolature imprevedibili e rivelatrici.
C. Ci sono moltissimi pregiudizi. Uno è quello cui fa cenno Silvia. Purtroppo la strada è in salita. Bisogna convincere i potenziali lettori  (a partire da noi stessi) che si può intrattenere senza essere vacui e sciatti. E che si può parlare di argomenti importanti senza zavorrare gli zebedei al prossimo fino alla morte. ;)

R. Terminiamo con una domanda per addetti ai lavori: quale suggerimento volete dare a chi pensa di intraprendere l’hobby della scrittura e magari aspira anche a farsi leggere da qualcuno oltre che da parenti e amici?
S. Come dici giustamente, scrivere è soprattutto un hobby e quasi mai può diventare una “professione”, in particolare per i vari sottogeneri della narrativa fantastica. In Italia si legge troppo poco e talvolta si ha l’impressione che gli autori siano altrettanto numerosi dei lettori, se non di più. Comunque un hobby va coltivato al meglio, quindi i miei consigli sono: leggere molto e di tutto, senza limitarsi al genere “prescelto”, e guardarsi intorno. I personaggi sono patchwork di persone vere, le idee per scrivere scaturiscono da immagini, voci e atmosfere ripescate nella memoria, da notizie lette di sfuggita. Infine: scrivere per il piacere di farlo, senza sperarci troppo ma senza essere rinunciatari, e chiedere il giudizio di lettori obiettivi e neutrali.
C. Dirò qualcosa d’impopolare, ma credo che si possa aspirare a un pubblico che esula da amici e parenti solo se si mette da parte l’idea dell’hobby e si comincia a lavorare quotidianamente come un artigiano. Altra cosa importante è non avere come obiettivo solo il mercato, il lettore, il successo. Nell’attuale panorama editoriale questo porterebbe a enormi frustrazioni. Non dico di pretendere di vendere milioni di copie con opere completamente fuori mercato, ma di tenere accesa la fiamma interiore, la motivazione, se preferisci l’ispirazione. Solo questo, oltre a un’infinita pazienza, permette di superare la depressione per i rifiuti, per le critiche. Altra cosa difficilissima è mantenere un sano equilibrio tra autostima e umiltà. In buona sostanza, si può imparare moltissimo dalle critiche, ma, a volte, bisogna lasciarle scivolare via, soprattutto in questo momento storico in cui qualsiasi idiota dotato di tastiera si sente in diritto di aggredire il prossimo con le sue velenose opinioni. So quanto è difficile, ma bisogna educarsi a questo. (qui sfondi una porta aperta Caterina, N.d.A)

Caterina e Silvia, grazie davvero per la disponibilità e attenzione. Le risposte mi hanno incuriosito ancora di più e non vedo l'ora di leggere la vostra "creatura". 
Ci incontreremo a Stranimondi e sarà un grande piacere dare corporeità a una conoscenza iniziata su Facebook. 
Questo in barba a chi parla male dei social… ;)
Photo credit by: sito Stranimondi

"Racconti di Charlie Jane Anders, Rokeya Sakhawat Hossein, Franci Conforti, Alberto Costantini, Fabio Lastrucci, Nino Martino, M. Caterina Mortillaro, Giovanna Repetto, Silvia Treves e saggi di Pietro Adamo, M. Giovanna Cassa e Roberto Kriscak.


M. Caterina Mortillaro è nata a Milano nel 1972. È insegnante, giornalista, traduttrice e antropologa esperta di cristianesimo. Nel campo della narrativa ha pubblicato alcuni racconti di fantascienza e un romanzo per ragazzi, Gli amici della torre normanna. In Delos Digital, è uscito il romanzo Cicerone – Memorie di un gatto geneticamente potenziato. Il racconto Bollywood Babilonia ha vinto il contest Delos Passport. Col romanzo Devaloka Il pianeta degli dèi ha vinto il Premio Odissea 2019.
Silvia Treves ha insegnato (ma anche imparato) per alcuni decenni Scienze e Matematica nella scuola secondaria di primo grado;  scrive recensioni per il periodico on line  LN-Librinuovi e collabora occasionalmente con altre riviste, scrive racconti di genere fantastico, spesso di fantascienza. Nel 2001 ha vinto il Premio Omelas con il racconto Cielo clemente. Ha pubblicato numerosi racconti su ALIA e ALIA Evo – di cui è anche co-curatrice – e, con CS_libri, il romanzo Sarà ieri e l’antologia Isola di passaggio; ha partecipato alla collana "Futuro Presente" di delos libri con Zero." 
Presentazione dell'opera tratta dal sito Delos Store

A presto.

Romina Braggion


Commenti