Recensione: Louise Brooks, due vite parallele
#recensione
Recensione: Louise Brooks, due vite parallele.
L'ultimo romanzo di Laura Scaramozzino inaugura la collana Ritratti di Watson Edizioni.
L'autrice è presente nel progetto La Metà del Mondo.
La grafica della copertina si addice molto al romanzo di Laura: l'eleganza dei colori e degli elementi grafici introduce la caratteristica del romanzo, cioè la struttura in piani paralleli.
TRAMA
Louise Brooks vive a Hollywood ed è un’esponente del Nuovo Cinema Impulsoriale.
Dopo una notte trascorsa in compagnia della collega Greta, riceve sul cellulare un messaggio: Edmond J. Lermann è morto. La ragazza non conosce nessuno con quel nome e non riesce a risalire al mittente del messaggio.
Grazie a Internet, Louise scopre che l’uomo esiste ed è morto davvero, ucciso con un colpo di pistola a Torino e che era originario della sua cittadina natale: Cherryvalle nel Kansas.
Inizia un’avventura in cui la giovane attrice si trova a fare i conti con il proprio passato. C’è una voce che la perseguita da quando aveva otto anni e asserisce: Questa bambina è mia.
Dopo una notte trascorsa in compagnia della collega Greta, riceve sul cellulare un messaggio: Edmond J. Lermann è morto. La ragazza non conosce nessuno con quel nome e non riesce a risalire al mittente del messaggio.
Grazie a Internet, Louise scopre che l’uomo esiste ed è morto davvero, ucciso con un colpo di pistola a Torino e che era originario della sua cittadina natale: Cherryvalle nel Kansas.
Inizia un’avventura in cui la giovane attrice si trova a fare i conti con il proprio passato. C’è una voce che la perseguita da quando aveva otto anni e asserisce: Questa bambina è mia.
RECENSIONE
Leggere il romanzo equivale a vivere un'esperienza cinematografica, complici la forte passione di Laura per il cinema, la scelta della protagonista del libro e un uso ben architettato di inquadrature.
Dalla tecnica cinematografica, infatti, l'autrice ha saputo trarre spunto per narrare piani paralleli che si rincorrono lungo tutta la trama come in un gioco di specchi.
Il primo capitolo è una perla e un esempio di quanto detto: la cinepresa indugia sui corpi di Louise e di Greta mostrando, in una sorta di moto ondoso, tutti i particolari che si devono conoscere per iniziare a comprendere la storia, senza mai scadere in descrizioni pedanti o inutili.
Il tempo e lo spazio vengono traslati avanti e indietro, dalla moviola narrativa, in una raffinata interpretazione dei flashback.
L'escamotage stilistico è il tratto distintivo del romanzo fanta-noir di Laura. La scrittura dell'autrice mantiene la sua raffinatezza peculiare, abbandonando però alcuni manierismi che contraddistinguevano i primi racconti. La lettura risulta così colta ma semplice, un connubio estremamente efficace dal punto di vista della comunicazione.
Nello specifico di questo testo, l'evoluzione di Laura crea un flusso agevole da seguire dal momento che la storia segue linee temporali che si rincorrono in un loop ardito. Il pressare delle scene accresce la voglia di addentrarsi nella trama per scoprire l'arcano segreto che lega i vari vissuti della protagonista.
Nel già citato primo capitolo si introduce il tema della veste sperimentale della settima arte: il Nuovo Cinema Impulsoriale. L'idea interessante analizza, in chiave moderna, una possibile evoluzione della cinematografia riprendendo però la tecnica del cinema muto. Ecco la prima traslazione di inquadrature, in questo caso concettuale, che gioca sulla rielaborazione della rivoluzione artistica del cinematografo.
L'introduzione del tema della reincarnazione aggiunge un elemento mistico che ben si amalgama con le pennellate fantascientifiche sparse lungo la trama, in un'apparente contraddizione, ma con un risultato davvero piacevole.
Altro elemento del testo sono infatti le commistioni di genere, una tecnica che Laura padroneggia sempre meglio.
Segnalo infatti un altro capitolo, il diciannovesimo dal titolo "Una bambina", eccezionale nell'uso dell'elemento horror. Si comincia con una scena incalzante, via via sempre più terrificante, senza mai lasciare scadere la narrazione nel raccapriccio. La risoluzione a metà del capitolo, non fa altro che introdurre un'altra scena ancora più agghiacciante, sempre inserita nel gioco di specchi dei piani narrativo/cinematografici. Davvero notevole.
Leggere questo libro significa stare sospesi su una fune senza riuscire a scorgere una rete di protezione e, forse, sapere in anticipo che alcuni elementi della storia attingono alla vera vita dell'attrice Louise Brooks, rende meno claustrofobica la lettura, sebbene la sensazione sia assolutamente perfetta per la trama narrata.
Così si giunge in un attimo alla fine del romanzo e confermo la bontà della scelta dell'editore, Ivan Alemanno, cioè ridurre la lunghezza di tutti i romanzi della collana, partendo da questo.
Il finale di "Louise Brooks, due vite parallele", mi ha lasciato inizialmente perplessa ma, riflettendo sul dipanarsi della vicenda e sulla tecnica di narrazione, è forse uno dei più adatti tra i vari possibili.
Suggerisco la lettura.
A presto.
Romina Braggion
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