Eroine distopiche e femminismo

#diariodierrebi Dystopian Day


Eroine distopiche e femminismo, primo panel del Dystopian Day. Ospiti: Liliana Marchesi e Michela Monti. Modera Giulia Abbate. 

Citazioni e momenti del panel. (riassunto estemporaneo che trova la sua collocazione perfetta nel Diario di ErreBi)



  • Giulia introduce il panel: La distopia è l’immaginare un futuro peggiore del nostro. (La definizione precisa si trova nel “Manuale di scrittura di fantascienza di Giulia Abbate e Franco Ricciardiello. n.d.r.) 


Ora siamo un po’ in uno scenario distopico e lo scrittore di fantascienza mette la pulce nell’orecchio al lettore ponendogli delle domande: e se andasse male? E se andasse peggio, noi cosa faremmo? Leggere come reagiscono le nostre eroine distopiche può ispirarci a un piano di azione nei confronti della realtà che ci circonda. Chiedo a voi autrici di raccontarci del vostro romanzo e delle vostre protagoniste.

LilianaMarchesi e Michela Monti parlano dei loro ultimi romanzi.

Liliana: confermo ciò che ha anticipato Giulia. Aggiungo che nelle situazioni storiche brutte, l’uomo ha sempre saputo trarre qualcosa di positivo. Realizzare comunque il Dystopian Day è un messaggio: anche in una situazione anomala, la vita va avanti. Perciò dobbiamo osservare il movimento di ciò che ci sta intorno e adeguarci per continuare a vivere, a sorridere. Bisogna reagire. Come fanno le nostre eroine, dobbiamo tirare fuori la forza che abbiamo dentro.

Cavie è il mio ultimo romanzo e parla di Cora e Kurtis. «TRAMA del romanzo, dal sito dell’editore, La Corte editore: Cora si risveglia all’interno di una teca di cristallo. Non sa dove si trova, come sia finita lì dentro, e soprattutto non ne capisce il perché. Ma non è sola. Con lei ad affrontare lo stesso incubo c’è Kurtis, un ex soldato che sembra essersi risvegliato poco prima e che, come lei, sembra non ricordare nulla. Hanno tutti e due degli strani tatuaggi sul braccio e ben presto capiranno di essere finiti in un labirinto di prove al limite della sopravvivenza, e che avranno bisogno l’uno dell’altra per superarle.E mentre poco alla volta i ricordi iniziano a riaffiorare, e scomode verità a emergere, dovranno dare fondo a tutte le loro abilità e a ogni goccia del loro coraggio per poter sopravvivere al folle esperimento in cui sono stati catapultati. E scoprire quali segreti si celino dietro quello che viene chiamato “Progetto Pentagono”.»

In questi giorni mi sento un po’ Cora perché il protagonista del libro è anche l’ignoto. Noi viviamo tutti i giorni pensando che sarà sempre così. Quello che sta succedendo ci ha dato una svegliata: “Ragazzi non è sempre così, dovete apprezzare ciò che avete, finché l’avete. È facile cadere nell’errore di pensare che tutto è per sempre, non è così.

Michela: anch’io confermo quanto già detto dal Giulia e Liliana. 

83500 è il mio romanzo d’esordio di una trilogia. «TRAMA del romanzo, dal sito dell’editore Triskell Edizioni: ReBurning Prison, carcere di massima sicurezza, anno 2020 circa. Melice Redding è una condannata a morte, ma non ricorda il perché. La causa dell’amnesia è la separazione da sua figlia appena partorita e per questo Mel entra in stato di shock.
Grazie a Gabriel uscirà dalla catatonia e, sempre grazie a lui, avrà la possibilità di tornare indietro, prima che il crimine per cui è condannata venga commesso.
Melice viaggia nel tempo per rivivere il suo passato senza nessun ricordo dell’arresto, senza condizionamenti. Tutto procede regolarmente, fino alla notte di Halloween.»

  • Giulia, Liliana e Michela immaginano la possibilità di ampliare l’offerta didattica classica, inserendo romanzi distopici che possano indurre una riflessione sul proprio presente. I libri contemporanei hanno la potenzialità di incuriosire e di spingere gli alunni, dall’infanzia sino alla maggiore età, alla lettura. Infatti tra il pubblico, un’insegnante chiede consiglio in merito ai suoi alunni delle medie, appassionati di fantastico.

Io lancio, nei commenti, il suggerimento di includere nel canone didattico attuale, libri scritti da donne, per tentare di introdurre un nuovo paradigma educativo. Giulia aggiunge che le scrittrici non debbano per forza essere occidentali.
  • Liliana e Michela parlano della loro esperienza nello scrivere distopia. Un punto di vista interessante per chi si vuole cimentare nella scrittura, in genere, e nella distopia, nello specifico.

  • Vengono poste alle autrici alcune domande.   
  1. Debora Donadel chiede: Parlando di eroine, non pensate che le donne abbiano una marcia in più anche nell’affrontare situazioni come quelle che stiamo vivendo? (essendo già abituate a lottare, spesso in solitaria, nella vita normale)
  2. Chiara Ropolo: secondo te è più difficile essere donna in una società distopica? Perché?
  3. Chiara Ropolo: quanto secondo te la donna è ancora discriminata nella società e nel più piccolo nell’ambito editoriale?

Le autrici toccano queste tematiche: Le donne hanno una marcia in più, sono costrette ad averla, pena la loro scomparsa. La gestione del femminile non da parte della donna, ma da parte dell’uomo. Ostacoli: mancanza di rispetto e considerazione. Chi lo nega, nega l’evidenza.

  • Altre riflessioni.

Moedisia afferma: Spesso le eroine distopiche hanno risorse tradizionalmente maschili (caratteristiche fisiche, oltre che “caratteriali”) Sono invece molto scarse le storie (distopiche o meno) in cui una donna possa sfruttare le proprie caratteristiche “femminili” (tradizionalmente considerate tali) per affrontare difficoltà esterne.
Lisa Daniele chiede: cosa ne pensate della teoria secondo cui le eroine vengono ancora descritte come troppo mascolinizzate? Nel senso che, spesso, chi scrive di eroine ricalca su un personaggio femminile le qualità tipiche di un eroe maschile (bravura nel combattimento, testardaggine) invece di esaltare qualità più tipicamente femminili (l’empatia, il sapere come relazionarsi alle persone)…
Rispondo nei commenti alla domanda di Lisa Daniele, citando da pag 188 del Manuale di scrittura di fantascienza, il decalogo della scrittrice inglese Sophia McDougall.
  1. voglio che sia libera di esprimere sé stessa
  2. voglio che abbia relazioni emotive significative con altre donne
  3. voglio che sia debole talvolta
  4. voglio che sia forte in una maniera che non sia tramite potere o dominio fisico
  5. voglio che pianga se ha voglia di piangere
  6. voglio che chieda aiuto
  7. voglio che sia soltanto ciò che lei è.
Le autrici e la moderatrice dibattono in merito alle domande, giungendo a considerare diversi punti di vista interessanti.


  • La domanda di chiusura è di Dario Tonani: gli scrittori cyberpunk dichiararono finito il movimento quando si accorsero che il presente aveva raggiunto il futuro da loro immaginato. Secondo voi gli scrittori distopici come scriveranno di distopia, e se la scriveranno, dopo il coronavirus?

Anche in questo caso le riflessioni hanno toccato vari ambiti. Ne puntualizzo uno di Giulia: fermarsi a riflettere sulle percezioni e interiorizzarle affinché, per quanto riguarda gli scrittori, possano generare opere importanti. Tutto questo però a situazione risolta, gettarsi a capofitto nella scrittura dell’emergenza è una tentazione ma potrebbe non svilupparne la potenzialità.

Se volete ascoltare il panel completo trovate qui la diretta registrata.

Organizzazione della giornata a cura di Liliana Marchesi, Leggere Distopico.
Supporto tecnico e logistico a cura di Mariana Marenghi, Covo della Ladra.

Blogger ufficiali del Dystopian Day: Chiara Ropolo, Mariangela Cofone, Noemi Oneto, Romina Braggion

A presto.
Romina Braggion

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