Un articolo di Franco Ricciardiello
#ddebsegnalo La Metà del Mondo
"Ci sono grandi autrici ovunque, nella storia della letteratura" è un articolo di Franco Ricciardiello pubblicato il 23 aprile 2020 nel suo blog "Ai margini del caos". Si tratta di un post provvidenziale imperniato sulla considerazione dell'autore: "ci sono grandi scrittrici ovunque, nella storia della letteratura, occorre solo cercarle fuori dagli schemi e dai limiti di un punto di vista maschilista sulle arti. Per esempio, fuori dal perverso “canone occidentale” di Harold Bloom, per il quale le scrittrici sono pressoché inesistenti."
Ho ritenuto doveroso condividerlo in questo blog e inserirlo nel progetto La Metà del Mondo.
Riporto il contenuto del post così come si trova nel blog dell'autore. (ho solo cambiato l'immagine iniziale cioè la successiva. n.d.r.)
The Omnipresent, Donna Gouda. Sito Behance
"Nel compilare una lista di autori e opere del postmoderno pubblicata l’anno
scorso, mi rendevo conto che conteneva pochissime autrici, e affermavo di non
essere in grado di offrire una risposta. Non contento di questo, ho cercato di
approfondire, imbattendomi in una semplice considerazione di Meaghan Morris, docente di Studi di genere e
culturali all’università di Sydney. Eccola: forse l’affermazione “dove sono
finite tutte le donne?” riferita al postmoderno è solo la versione
attualizzata del classico indovinello “perché non ci sono grandi artisti donne
(matematiche, scienziate, musiciste)”. Ebbene, la conclusione è che ci
sono grandi scrittrici ovunque, nella storia della letteratura, occorre solo
cercarle fuori dagli schemi e dai limiti di un punto di vista maschilista sulle
arti. Per esempio, fuori dal perverso “canone occidentale” di Harold Bloom,
per il quale le scrittrici sono pressoché inesistenti.
Per esempio, numerosi sono i nomi di donna nella critica letteraria che del
postmoderno si è occupata: Donna Haraway,
Hélène Cixous, Luce Irigaray — ma di
solito non vengono citate perché il postmoderno non è al centro della loro
riflessione critica, e quindi un eventuale “canone postmoderno” avrebbe
pochi nomi femminili. Nella mia stessa lista riportavo solo Dương Thu Hương, Doris Lessing (ferocemente
disprezzata da Harold Bloom), Clarice
Lispector, Kamila Shamsie, un totale
di quattro nomi su ventotto.
Meaghan Morris
Sono
quindi andato a cercare senza pregiudizi, spinto anche dalle considerazioni di
Craig Owens e Andreas Husseyn sul fatto che il femminismo
dovrebbe interessarsi
al postmoderno, quantomeno per il suo potenziale di sfida all’autorità e di esaltazione
delle differenze.
Questa è
dunque un’integrazione della lista di autori e opere che avevo
chiamato “Guida (non autorizzata) al postmoderno”. Ben quattro titoli sono di
Angela Carter. Siccome ho letto solo cinque dei romanzi che catalogo (ma ne
possiedo in biblioteca altri cinque), mi affido a Wikipedia e alle case
editrici italiane per il materiale di riferimento.
Muriel
Spark (1918-2006)
I
CONSOLATORI
(The
Comforters, 1957)
(dalla
quarta di copertina, edizioni Adelphi)
Oggi qualunque lettore, avvezzo o meno ai suoi
romanzi più celebri, non potrà che soccombere allo charme che si sprigiona
dalla sublime eccentricità dei consolatori (o persecutori?) che popolano queste
pagine: una nonna contrabbandiera, un libraio satanista, un giovane cronista
con la vocazione del detective, e un’eroina che ha il sommo cruccio di sapersi
personaggio di un romanzo. Li seguiremo, avvinti ed esilarati, fra storie
d’amore, ricatti e terribili vendette in un intreccio prodigo di suspense e
sortilegi. Un intreccio che dovette colpire anche Evelyn Waugh, se si risolse a
scrivere a un’amica: «Mi sono state mandate le bozze del geniale romanzo di una
signora che si chiama Muriel Spark. La protagonista è una scrittrice cattolica
che soffre di allucinazioni. Il libro uscirà presto e sono sicuro che tutti
penseranno che l’abbia scritto io. Vi prego di smentire».
Penelope
Lively (1933- )
INCONTRO
IN EGITTO
(Moon
Tiger, 1987)
(da
Wikipedia edizione in inglese)
Moon
Tiger è un romanzo del 1987 di Penelope Lively
ambientato prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Il romanzo ha
vinto il Booker Prize nel 1987. È scritto da più punti di vista e si muove
avanti e indietro nel tempo. Inizia come la storia di una donna che, sul suo
letto di morte, decide di scrivere una storia del mondo e si sviluppa in una
storia di amore, incesto e desiderio di essere riconosciuta come libera
pensatrice indipendente del proprio tempo.
Joanna Russ
FEMALE MAN
(The Female Man, 1975)
(da
Wikipedia edizione in inglese)
(a proposito di Joanna Russ allego, in fondo a questo post, una serie di immagini di un articolo del 1985, creato dalla scrittrice Nicoletta Vallorani e pubblicato sulla fanzine di fantascienza italiana Un'Ala numero 4. Riguarda alcune opere di Joanna Russ, di cui condivido solo le scansioni riguardanti Female Man. Trovate l'e-pub completo e il PDF di Un'Ala 4 nella pagina facebook del gruppo Club City Circolo d'immaginazione. n.d.r.)
The
Female Man è un romanzo di fantascienza femminista della
scrittrice americana Joanna Russ, che sfidava il sessismo negli anni Settanta
con i suoi romanzi, racconti e opere di saggistica. Il romanzo segue le vite di
quattro donne che vivono in mondi paralleli. Quando si incrociano nei reciproci
mondi, le loro diverse visioni sui ruoli di genere influiscono sulla percezione
che ognuna di loro ha della femminilità, sino a ripensare la propria vita e
modellare le loro idee su cosa significhi essere donna.
Il personaggio di Joanna si definisce “uomo femmina” perché è convinta che per essere rispettata debba dimenticare la propria identità di donna; sua è l’affermazione che “esiste un solo ed unico modo per possedere ciò che ci manca … Diventarlo”. La sua trasformazione metaforica si riferisce alla sua decisione di cercare l’uguaglianza rifiutando la dipendenza delle donne dagli uomini.
Il personaggio di Joanna si definisce “uomo femmina” perché è convinta che per essere rispettata debba dimenticare la propria identità di donna; sua è l’affermazione che “esiste un solo ed unico modo per possedere ciò che ci manca … Diventarlo”. La sua trasformazione metaforica si riferisce alla sua decisione di cercare l’uguaglianza rifiutando la dipendenza delle donne dagli uomini.
Octavia
Butler (1947-2006)
LEGAMI DI
SANGUE
(Kindred, 1979)
(da
Wikipedia in edizione inglese)
(qui trovate una mia recensione al libro "La parabola del seminatore" di Octavia Butler. n.d.r.)
(qui trovate una mia recensione al libro "La parabola del seminatore" di Octavia Butler. n.d.r.)
È il
racconto in prima persona di una giovane scrittrice afroamericana, Dana, che si
ritrova deviata nel tempo tra la Los Angeles del 1976 e una piantagione di
cotone nel Maryland prima della guerra civile, dove incontra i suoi antenati:
una nera orgogliosa e una proprietaria bianca che la costringe alla schiavitù e
al concubinato. Man mano che i soggiorni di Dana nel passato si allungano, la
giovane si intromette intimamente nella comunità, e compie scelte difficili per
sopravvivere alla schiavitù e per assicurarsi di ritornare nel proprio
tempo. Kindred esplora con la sensibilità di una donna di
colore della fine del XX secolo le dinamiche e i dilemmi della schiavitù,
consapevole del suo retaggio nella società americana contemporanea. Attraverso
le due coppie interrazziali che formano il nucleo emotivo della storia, il
romanzo esplora anche l’intersezione tra potere, razza e gender e
specula sulle prospettive di un futuro egualitarismo.
Angela
Carter (1940-1992)
LE
INFERNALI MACCHINE DEL DESIDERIO DEL DOTTOR HOFFMAN (The
Infernal desire machines of Dr. Hoffman, 1972)
(da
Wikipedia edizione italiana)
Il romanzo ha per protagonista Desiderio,
ministro di un paese sudamericano non meglio specificato, la cui capitale è
sotto attacco delle macchine del dottor Hoffman che distorcono la realtà.
Attraversando diverse peripezie, forse influenzate dalle macchine infernali,
Desiderio si reca insieme a Albertina, la figlia di Hoffman, al castello dello
scienziato folle. Rifiutando la possibilità di eterna soddisfazione sessuale,
Desiderio riesce a sventare le minacce alla realtà.
LA
PASSIONE DELLE NUOVA EVA (The passion of
New Eve, 1977)
(da
Michela Pistidda, rivista Diwali)
Segue le
vicissitudini di un giovane insegnante inglese, Evandro, innamorato fin da
bambino dell’attrice e femme fatale per antonomasia Tristessa
de St. Ange, nel viaggio picaresco che lo porterà ad abbandonare una New York
distopica, assediata da bande di guerriglieri che rivendicano i diritti dei
neri, degli omosessuali e delle donne, e ad attraversare la distesa sterile del
deserto dell’Arizona dove verrà rapito dalla comunità di amazzoni della città
sotterranea di Beulah, la città della Grande Madre. Qui Evandro, tramite un
processo di psicochirurgia avanzata, una tecnologia impastata di mito e
altissima scienza, perderà una parte di sé, la parte maschile (andros,
in greco, significa uomo), e secondo i piani della Grande Madre, una creatura
che non è simulacro ma sussume simbolo e realtà, diventerà la nuova Eva per
riattivare la partenogenesi archetipica e dare origine con il proprio stesso
sperma a una nuova progenie.
NOTTI AL CIRCO (Nights at the Circus, 1984)
La protagonista del romanzo è Fewers, una
ragazza londinese che non conosce i propri genitori e che è – o vuol farci
credere di essere – vergine. La storia si svolge nel 1899, anno in cui Fewers è
ormai una famosa trapezista, un’artista sensazionale che durante un’intervista
cattura l’attenzione del giovane giornalista Jack Walser. Egli decide così di
seguire il circo, finendo per prendervi parte e ritrovandosi in un mondo al
quale nessuna delle sue esperienze giornalistiche lo aveva preparato.
Notti al
circo può rientrare in differenti categorie
letterarie, come il postmoderno o il postfemminismo, un amalgama artistico di
filosofie e stili diversi. Angela Carter gioca con svariati aspetti letterari e
scompone la tradizionale struttura della fiaba.
FIGLIE
SAGGE (Wise children, 1991)
L’ultima opera della scrittrice britannica,
interamente ambientato all’interno del mondo dello spettacolo del secolo
scorso, è un esplicito atto d’amore per l’arte di William Shakespeare. Racconta
con un intreccio non lineare la storia di una famiglia di artisti di teatro,
tenuta insieme da legami professionali, d’amore e di parentela, ma divisa anche
da profonde inimicizie.
La vicenda inizia il giorno del 75° compleanno delle
gemelle Dora e Nora Chance, che coincide con il 100° compleanno del loro padre
naturale, l’attore di teatro Melchior Hazard, e del gemello di questi, Perry; è
tra l’altro anche l’anniversario della nascita di William Shakespeare, il 23
aprile. I personaggi di Shakespeare sono utilizzati di continuo come pietra di
paragone per le situazioni e il carattere dei protagonisti. Persino la
ripartizione in cinque capitoli è ispirata ai cinque atti standard delle
commedie shakespeariane.
Dora, la voce narrante, ripercorre con la
memoria la propria vita e la storia di famiglia, in questo che si rivela
dapprima un giorno drammatico, per raggiungere poi il culmine della felicità.
Il presente della narrazione si risolve nell’arco della giornata, dall’alba
alla notte, ma seguendo i ricordi di Dora copre tutta la vita delle gemelle,
dal momento in cui vennero affidate a nonna Chance perché concepite fuori dal
matrimonio.
Jeannette
Winterson (1959- )
NON CI
SONO SOLO LE ARANCE
(Oranges are not the only fruit,1985)
Il primo romanzo della scrittrice inglese
somiglia a una confessione autobiografica delle difficoltà infantili
dell’autrice, abbandonata alla nascita dalla madre e adottata da una famiglia
rigidamente religiosa. La protagonista, che ha lo stesso nome di battesimo
dell’autrice, vive un rapporto di odio-amore con la madre adottiva che regola
la vita di casa secondo i precetti della Bibbia e della sua congregazione
pentecostale. Di questa educazione rigida e senza alternative sono il simbolo
le arance, praticamente l’unico frutto a disposizione in casa. Il romanzo è
diviso in capitoli che portano titoli tratti dai libri del Vecchio Testamento.
L’ultima parte, quando Jeanette è obbligata
dalla madre a lasciare la casa di famiglia e andare a vivere da sola, perché
rifiuta di ammettere i propri “errori” (una relazione lesbica con un’amica) e
riconciliarsi con la comunità, è costruita in parallelo con paragrafi che
raccontano l’epica di Parsifal alla ricerca del Graal, e anche di episodi
tratti da fiabe per bambini, che spiegano come in una metafora la maturazione
della protagonista e la sua determinazione a vivere la vita secondo l’istinto,
che non le dice di trovarsi su una via sbagliata.
Toni
Morrison (1931-2019)
AMATISSIMA
(Beloved,
1987)
(da
Wikipedia edizione italiana)
Ambientato alla fine della Guerra Civile
Americana, il romanzo di Toni Morrison è ispirato alla storia di una schiava
che scappò nel 1956 per raggiungere gli Stati in cui la schiavitù non era
legale. La vicenda fu riportata in un articolo che attirò l’attenzione
dell’autrice, premio Nobel 1993: resasi conto di stare per essere ricatturata,
la protagonista uccise la figlia piuttosto di riportarla alla condizione di
schiava.
Il libro è dedicato ai “sessanta milioni e più”,
riferimento trasparente agli Africani e ai loro discendenti che morirono
durante il lungo periodo nel quale fu legale la schiavitù.
Antonia
S. Byatt (1936- )
POSSESSIONE
(Possession, 1990)(da
Wikipedia edizione italiana)
Romanzo
scritto intenzionalmente in risposta a John Fowles, il quale disse che «il
narratore del diciannovesimo secolo stava assumendo l’onniscienza di un dio. Io
penso invece che sia vero il contrario: questo genere di narratore fittizio può
insinuarsi più vicino ai sentimenti e alla vita interiore dei personaggi (e
anche assumere il ruolo di coro greco) di qualunque imitazione in prima
persona. In Possession ho deliberatamente usato questo tipo di
narratore per tre volte nella narrazione storica, sempre per dire ciò che gli
storici e i biografi presenti nel romanzo non hanno mai scoperto, sempre per
accrescere l’accesso immaginativo del lettore nel mondo del testo» (A.S.
Byatt, On Histories and Stories)
Il
romanzo racconta di due accademici moderni che seguono le tracce lasciate dalla
storia d’amore, in precedenza sconosciuta, tra due famosi poeti immaginari,
Randolph Henry Ash e Christabel LaMotte. Possessione è
ambientato in parte al giorno d’oggi e in parte nel periodo vittoriano;
evidenzia le differenze tra le due epoche e satireggia alcuni aspetti della
società moderna, come il mondo accademico e i rituali di corteggiamento. La
struttura del romanzo comprende passaggi in stili diversi, tra cui stralci di
diario, lettere, poesie, e utilizza questi stili e altri congegni narrativi per
esplorare l’autorevolezza delle narrazioni testuali.
Zadie
Smith (1975- )
DENTI
BIANCHI
(White
teeth, 2000)
(dalla
quarta di copertina Mondadori)
Due famiglie, i Jones e gli Iqbal, le cui vite
sconclusionate racchiudono gli ottimismi e le contraddizioni del secolo appena
concluso. Archie Jones è un tipico proletario inglese, mentre il suo migliore
amico è il bengalese e musulmano Samad Iqbal. Si sono conosciuti su un
carrarmato alla fine della Seconda guerra mondiale, diretti a Istanbul e ignari
del fatto che la guerra era già finita. Riunitasi a Londra trent’anni dopo,
questa coppia improbabile si ritrova coinvolta nel ciclone politico, razziale e
sessuale di quei tempi.
Lidia Yuknavitch (1963- )
IL LIBRO DI JOAN(The book of Joan, 2017)
In questo
romanzo pirotecnico, sconclusionato, sconcertante la scrittrice statunitense
Lidia Yuknavitch rinnova materiale tratto dalla storia e dall’epica in una
cornice science-fiction: innanzitutto, una rivisitazione in chiave
libertaria del mito di Giovanna d’Arco, più richiami diretti alla scrittrice
medioevale Christine de Pizan, al film Il dottor Živago di
David Lean e a Shakespeare, nonché al Roman de la Rose di Jean
de Meung. La storia è ambientata in un futuro non troppo lontano, dopo che una
catastrofe conosciuta come geocataclisma si è abbattuta sull’umanità. Nel 2049
i supersiti più ricchi si sono rifugiati in una città artificiale in orbita, Ciel,
governata con pugno di ferro da Jean de Men, figura «pseudomessianica» che ha
iniziato la propria ascesa politica come star dei media, diventando figura
culturale di primo piano prima che dittatore.
Siri
Hustvedt (1955- )
RICORDI
DEL FUTURO
(Memories
of the Future, 2019)
(dalla
quarta di copertina Einaudi)
In un giorno d’agosto del 1978 S. H. arriva a
New York. Nel suo bagaglio di ventitreenne che non ha mai lasciato il Minnesota
porta la laurea in lettere a pieni voti, un romanzo da scrivere, e la voglia di
quelle avventure che solo la Grande Mela può offrirle. Dal suo minuscolo e
squallido appartamento di Manhattan ogni giorno la ragazza parte
all’esplorazione della città in compagnia di un taccuino e degli eroi del suo
romanzo che prende forma. Finalmente può percepire con tutti i sensi quel mondo
che sembrava esistere solo attraverso le parole dei suoi autori preferiti, e
che ora è a portata di metropolitana. Anche se i primi giorni sono difficili,
complice una dolceamara solitudine, S. H. sa che sta per vivere esperienze
straordinarie, di quelle che hanno il sapore inconfondibile delle cene senza
pretese tra amici, degli amori tormentati della giovinezza, della meraviglia di
quotidiane iniziazioni. Quelle esperienze che, restituite a una pagina di
diario, conservano la loro intensità per chi ne ha scritto il racconto. Proprio
come succede a una S. H. oggi sessantenne, che ritrova il suo taccuino mentre
riempie gli scatoloni per il trasloco dell’anziana madre in una casa di riposo."
Articolo di Franco Ricciardiello, pubblicato sul blog Ai margini del caos, il 23 aprile 2020.
A presto.
Romina Braggion
Articolo di Franco Ricciardiello, pubblicato sul blog Ai margini del caos, il 23 aprile 2020.
A presto.
Romina Braggion
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