"Memorie di una ragazza interrotta", violenza e memoria storica

Insieme a Giulia Abbate e Giuliana Misserville, a Feminism, Fiera dell'editoria delle donne ho presentato il mio ultimo romanzo breve pubblicato da Delos Digital: "Memorie di una ragazza interrotta". Lascio qui una recente recensione che permette di entrare nello spirito del racconto. 

Il tempo concesso dalla diretta FB è stato davvero esiguo per riuscire a sviscerare le varie tematiche e persino rispondere esaustivamente alle domande di Misserville è stato piuttosto arduo. 
Quindi provo ad approfondire le risposte che ritengo siano rimaste incomplete.


A proposito di violenza

Durante la presentazione, Misserville ha notato, nelle due storie che si intrecciano, una certa dose di violenza sia fisica che intellettuale. Mi ha domandato perché trovo molto stimolante questo tema.  
La risposta immediata e anche più sensata è stata quella fornita durante la diretta, cioè reputo la violenza un meccanismo narrativo funzionale al conflitto, necessario nel racconto poiché illustra cambiamenti radicali. 

Forse la domanda celava un'aspettativa di pacifismo e di utopia? Si può ragionare in termini di non violenza, nel solarpunk? Certo, ne sono convinta. Però questo racconto illustra la strenua difesa, con qualsiasi mezzo
Magari narrare un mondo pacifista potrà essere una prossima sfida personale oltre che una palestra di scrittura.

Successivamente alla diretta ho avuto modo di interloquire con alcune persone in merito alla violenza contenuta in alcune scene. Nessuna di loro ha scelto la stessa e una ha trovato il penultimo capitolo di "La Compagnia Perfetta" ben più selvaggio. 

La ferocia si percepisce in termini assoluti o relativi? Qual è la soglia minima oltre la quale si inizia a percepire? Come cambia a seconda del contesto storico e sociale in cui si esplica? 
La risposta si cela nelle teorie dei primi filosofi greci e si approfondisce con riflessioni fatte a partire dal Rinascimento e a seguire. Terrò queste domande per una prossima intervista a un esperto di filosofia.  

 
Ada Gobetti

Misserville ha evidenziato le citazioni, ad alcune donne, contenute nel romanzo breve e ha chiesto perché ho sdoppiato la figura storica di Ada Gobetti in due personagge: Ada, la protagonista del mondo futuro e Gobetti, la coordinatrice delle sophiste. 
La risposta fornita durante la presentazione è stata di avere diviso la forte personalità della partigiana, pedagoga, giornalista, traduttrice, insegnante, attivista, politica e molto altro, in due personagge altrettanto importanti, sebbene con una donna così poliedrica se ne possono ottenere numerose altre. 
Si tratta del mio modo di rendere omaggio a un esempio. Non solo.

La coordinatrice delle sophiste, l'unica ad avere il privilegio di essere nominata attraverso il cognome, è una donna gravata dell'onere della conoscenza. Una donna che ha dovuto apprendere e riflette sulle crudeltà avvenute durante la storia umana affinché non vengano dimenticate attraverso il cancellino del tempo. 
Rappresenta Gobetti dopo la seconda guerra mondiale, una donna che ha elaborato il suo vissuto per mantenerne vivo il ricordo affinché l'orrore non si ripetesse. 

Ada, la protagonista, rappresenta la giovane Gobetti, una personalità possibilista e ancora non segnata dalle afflizioni della vita.
Le due personagge, nel racconto, discutono e si interrogano in merito alle azioni che hanno forgiato l'umanità. 

La vera Gobetti, nel suo Diario partigiano, dichiarò di non essere pacifista. Reputo sia giunta alla conclusione in seguito a dolorosi ragionamenti relativi al corso quasi obbligato che gli avvenimenti bellici fecero prendere alla sua vita. Il suo primo marito, Piero Gobetti, morì in seguito alle conseguenze di un efferato pestaggio fascista. Il suo amore per lui e i suoi ideali avrebbero dovuto  soccombere o reagire alle avversità? Lei reagì, la forza del suo carattere la traghettò vincente fuori dalla guerra, sebbene ferita nell'animo.
Mi auguro di essere riuscita a rendere questa parte della sua personalità attraverso il dialogo tra la giovane sophista e la coordinatrice.  

Altre domande restano aperte, le conserverò per un altro post.

A presto.

Romina Braggion

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