Ada Gobetti, l'esempio, la memoria, la gratitudine
Secondo i dati ufficiali dell’epoca, le donne partigiane furono trentacinquemila mentre le stime successive arrivarono a contarne almeno due milioni. Le partigiane non sfilarono nei cortei insieme agli uomini e le foto mentre imbracciavano armi, per molto tempo rimasero nascoste, così come la loro coraggiosa attività di reazione e resistenza.
foto dal sito Fondazione Feltrinelli
Ada Gobetti è una figura femminile per me di grande esempio e ispirazione.
Cit. dal suo "Diario partigiano": “Verrà al mio funerale gente per semplice convenienza, per curiosità o anche ozio o per necromania; ma verranno anche quelli che mi hanno voluto bene e a cui ho voluto bene. Ho voluto bene a molti, in modo più o meno intenso, ma posso dire con coscienza che non ho mai avvicinato un essere umano senza sentirmi in qualche modo legata da un senso di solidarietà. Il che non vuol dire che abbia voluto bene indiscriminatamente a tutti. Ho odiato certe persone per le idee che sostenevano o rappresentavano: ho odiato i fascisti e – pur umanamente comprendendo e compatendo gli individui – non ho esitato a lottare contro di essi. Per questo non sono pacifista. Odio tutte le forme di neutralità. Penso che si deve avere un’idea e per questa battersi, non impersonalmente, ma con tutta la passione più viva”.
Cit. dal suo "Diario partigiano": “Verrà al mio funerale gente per semplice convenienza, per curiosità o anche ozio o per necromania; ma verranno anche quelli che mi hanno voluto bene e a cui ho voluto bene. Ho voluto bene a molti, in modo più o meno intenso, ma posso dire con coscienza che non ho mai avvicinato un essere umano senza sentirmi in qualche modo legata da un senso di solidarietà. Il che non vuol dire che abbia voluto bene indiscriminatamente a tutti. Ho odiato certe persone per le idee che sostenevano o rappresentavano: ho odiato i fascisti e – pur umanamente comprendendo e compatendo gli individui – non ho esitato a lottare contro di essi. Per questo non sono pacifista. Odio tutte le forme di neutralità. Penso che si deve avere un’idea e per questa battersi, non impersonalmente, ma con tutta la passione più viva”.
Cosa significhi battersi per un'idea, negli anni del regime fascista e della seconda guerra mondiale in cui Gobetti si è impegnata in prima persona, è un concetto che sfugge alla maggior parte delle donne occidentali contemporanee, delle quali faccio parte. Invece è chiarissimo per le attiviste indigene dell'Amazzonia brasiliana, le attiviste curde, le attiviste impegnate nella difesa dei diritti umani morte nelle carceri turche - Ebru Timtik, nata nel 1978, deceduta a Istanbul il 27 agosto 2020 -, le attiviste per i diritti delle donne di Ciudad Juarez, le attiviste polacche e molte altre.
Ritengo formativo osservare queste donne, i loro ideali dovrebbero guidarci, e le prendo come esempio della mia personale etica. Necessario è riconoscere lo slancio vitale superiore a qualsiasi impedimento, l'impegno esercitato durante mesi vissuti nel pericolo di delazioni, torture e morte.
Il passo successivo è il ricordo, quando e dove possibile, come atto di gratitudine per il loro impegno nel miglioramento della condizione umana e femminile.
Ada Prospero Marchesini Gobetti è stata una figura di spicco durante gli anni del regime, durante la resistenza e, in seguito, nella vita sociale e culturale italiana. Inoltre diede una voce articolata, insieme ad altre intellettuali e attiviste, al desiderio di libertà femminile esploso durante la resistenza ed esacerbato da anni di regime e secoli di repressione sistemica.
Nel 1965, unica donna invitata al Convegno di Liberazione Nazionale di Torino, introdusse con queste parole il suo breve discorso relativo alla necessità di riconoscimento del movimento femminile nella resistenza: "Non abbiate
paura, non vi faccio ritardare il pranzo, parlerò tre minuti. Avrei voluto che
in questo studio storico del CLN si parlasse un momentino dei Gruppi di Difesa
della Donna. E debbo confessare che quando sono venuta qui a parlare, ero
seccata, perché dico: ma, proprio io devo venire a parlare delle donne? Tutti
gli uomini che hanno parlato prima, forse pensano che parlare delle donne non sia virile? Allora, vorrei, io
vorrei, che qualche giovane studente, senza distinzione di sesso, non facciamo
discriminazioni, volesse fare oggetto di studio quello che è stato il movimento
femminile durante la Resistenza, dall’8 settembre al 25 aprile, per arrivare
poi a vedere quella che è stata l’azione delle donne uscite dai Gruppi di
Difesa e dai CLN, nelle varie Amministrazioni o nelle posizioni di Governo o di
Amministrazione che hanno avuto."
Troverete numerose testimonianze della vita di Ada Prospero Gobetti Marchesini: nella scheda in Wikipedia, nel documentario Libere, di Rossella Schillaci, nel documentario su Rai Play "AdaMarchesini Gobetti: l'abitudine all'azione", nell'articolo di Laura Candiani, su Vitamine Vaganti, nell'articolo di Francesca Tosi su L'enciclopedia delle donne, nel suo libro "Diario partigiano" e in molti altri siti e luoghi.
Chi leggerà il racconto "Memorie di una ragazza interrotta", troverà il riferimento a Ada Gobetti nei nomi delle protagoniste e sviluppato nella loro discussione, mentre le parole in grassetto del Diario, menzionate sopra, sono state l'ispirazione - quantomeno concettuale - per le vicende di Elisa e della madre. Includerla nella pagine di Diario di ErreBi è un omaggio postumo, una dichiarazione: ti ricordiamo, vi ricordiamo.
A presto.
Romina Braggion
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