Segnalazione di tre autrici e delle loro ultime opere.

Una recensione per ognuno dei libri letti. Un desiderio che da mesi si scontra con la cronica mancanza di tempo. Però almeno una segnalazione collettiva la scrivo, poiché i tre libri sono accomunati da una identità precisa o almeno si possono collocare nell'area di competenza del femminino.




"Le Imperfette. Storie di donne nell'Inghilterra vittoriana e post vittoriana" è una raccolta di racconti a cura di Emanuela Chiriacò, pubblicata da Primiceri Editore nel settembre 2020.

"Le Imperfette. Tali sono le donne confinate in ruoli o ambiti di irrilevanza, ritenute folli o moderatamente atte alla vita, inette o ripudiate, invisibili nei secoli, nei molti luoghi e nelle diverse culture." (Le Imperfette, p. 6)
La citazione, è significativa della trattazione dell'antologia, ed è inserita nell'introduzione di Chiriacò che contestualizza la situazione sociale, culturale e legislativa nella quale si trovano a scrivere le narratrici, e narratori, inseriti. 
Il pregio dell'opera è presentare diversi punti di vista in merito alla condizione femminile dell'epoca, narrare di embrioni di sovversione e di barlumi di autocoscienza, quando ancora il pensiero femminista non era né praticato né ancora articolato in concetti e teorie definite
Termina la raccolta la postfazione di Paola Del Zoppo che appunta le proprie riflessioni relative a ogni racconto. Significativa la citazione, a p. 231, di un passaggio del racconto di Virginia Woolf: " - Quando avrà imparato a leggere (la figlia di una personaggia), ci sarà una sola cosa che potrai insegnarle a credere: credere in sé stessa. - Be', sarebbe già un cambiamento, - sospirò Castalia". Del Zoppo parla della zona liminale nella quale agiscono le protagoniste dei racconti, uno spazio che si colloca tra l'inconsapevolezza nell'adesione a schemi predeterminati e la consapevolezza di dover spezzare catene mai identificate prima.
Mi domando però se l'augurio di Castalia non sia ancora oggi valido. L'autostima e l'autodeterminazione sono miraggi ancora per troppe donne. 

"Parità in pillole. Impara a combattere le piccole e grandi discriminazioni quotidiane" è un saggio scritto da Irene Facheris, pubblicato da Rizzoli nel gennaio 2020, accomunato al precedente dal concetto di femminismo, in questo caso dei giorni nostri. 


Se siete digiune o incolte rispetto a questo tema oppure se, come nel mio caso, volete dare un'articolazione concettuale a sentimenti che smuovono il vostro intimo o pratiche agite ma mai teorizzate, questo libro divulgativo agile è il perfetto approccio all'argomento. 
Quando determinati comportamenti, reiterati nella società, infastidiscono è bene dare loro un nome per portarli alla luce, dal calderone nebuloso dell'indistinguibilità, e dar loro una connotazione specifica affinché possano essere collocati in un'area di semplice maleducazione oppure di reato. Quindi se catcalling ossia comportamento fastidioso e volgare di uomo boccalone o pappagallo sono la stessa cosa e si può rispondere con un italianissimo vaiaquelpaese, revenge porn è reato, è bene esserne consapevoli, e va combattuto nelle apposite sedi e con appropriati mezzi legislativi. - sono contraria all'utilizzo del termine, preferisco “diffusione non consensuale di immagini intime” ma comprendo che a livello comunicativo è troppo lungo. - 
Questo in sintesi estremizzata; analizzando il sommario si può leggere di cosa tratterà il saggio: il concetto di privilegio; il personale è politico; il femminismo: perché, a cosa serve, prima-seconda-terza-quarta ondata; discriminazioni quotidiane - capitolo corposo -; molestie; discriminazioni sul lavoro; sorellanza a tutti i costi?; e gli uomini?; linguaggio; che altro c'è.
Davvero abbiamo bisogno di un libro così? Sì poiché, a mio avviso, nonostante le grandi battaglie del passato, ora stiamo vivendo di rendita e, di conseguenza, si sono persi o dimenticati i fondamentali dai quali è bene ripartire per ostacolare una deriva sessista e discriminatoria che sta rimontando l'argine.

"Nella buona e nella cattiva sorte" è un thriller scritto da Marina Di Guardo, pubblicato da Mondadori alla fine di novembre 2020. 

Sebbene il romanzo non si possa affatto definire femminista, allo stesso tempo si colloca in una dimensione mainstream del tema e veicola al grande pubblico la realtà di situazioni complesse, materiali e psicologiche, nelle quali si trovano le donne maltrattate.
L'autrice mostra una protagonista che, per diversi motivi, non ho amato e alcuni accadimenti, finalizzati al meccanismo del thriller, sono poco credibili.
Tuttavia la soluzione al dramma, che auspico in ogni narrazione, arriva nel colpo di scena finale. L'epilogo inquietante aggiunge scenari ai rapporti familiari che si ridefiniscono in un'ottica liminale del concetto di normalità. 
Se potessi, proprio dell'epilogo, mi piacerebbe parlare con l'autrice poiché apre a riflessioni in un ambito del quale sono attirata (non dico qual è per evitare spoiler).

Ricapitolando, i tre libri citati contribuiscono alla trattazione dell'universo femminile, collocandosi in ambiti culturali assai diversi ma aggiungendo, ognuno con una voce appropriata al pubblico di riferimento, un tassello verso la consapevolezza della propria condizione di donna.

A presto.

Romina Braggion

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