Estratto da La Compagnia Perfetta

#diariodierrebi


Chissà se un estratto ha la capacità di incuriosire un possibile lettore? Mi auguro sia così. Perciò ho deciso di lasciarvi un passaggio del secondo capitolo, tratto dal mio racconto di genere solarpunk: "La Compagnia Perfetta". 







     "Mio fratello Sarin e Juglans stavano esaminando le connessioni dei pannelli fotovoltaici alla centralina: da un paio di giorni c’era un calo di efficienza e, prima di salire sul pendio dov’erano piazzati, verificarono che in basso fosse tutto a posto.

     – Trovato! – gridò Sarin, richiamando l’attenzione e ricevendo il pollice alzato da molti.
     – Presto fatto, si può riparare – commentò Juglans. – Ma sarei più tranquillo se qualcuno controllasse i pannelli.
     – Ci penso io. – Herbert, il proprietario del parco droni, si prestò subito all’incarico e attese le istruzioni.
     – Ho l’impressione che gli scudi non si siano attivati e il gelo notturno abbia fatto danni – pronosticò Juglans preoccupato. – Vedi se ci sono crepe nei pannelli.
     – Speriamo di no, buoni Dei – imprecò Herbert. – Sei sempre il solito pessimista, Jug.
     – Lo fai o no?
     – Sì, tranquillo, attendo l’arrivo del nuovo amico di Orso e poi mando su un dro da ricerca.
     Herbert mi guardò maligno, ma lo ignorai e mi dedicai ad Andrea, il mio familiare quattordicenne che mi saltellava intorno, investendomi di domande. – Allora, Orso, quando arriva il clo? Come lo chiamerai? Quando lo presenterai alla comunità?
     – Andrea, rallenta, tesoro. – Gli diedi un buffetto sulla guancia ancora ben tonda. – È questione di attimi. Poi si vedrà.
     Il ronzio di una batteria di dodici eliche ci avvisò dell’arrivo del drottero della Compagnia Perfetta.
     Ci spostammo tutti verso i lati della piazza lasciando libero il centro. Il manovratore avvicinò troppo il veicolo alla siepe di rosa canina e ne falciò le cime. Un’emulsione di neve, foglie secche e rametti si alzò dal roseto, ricadendo sui cappelli e le sciarpe dei miei compaesani. Il raccolto autunnale dei cinorrodi sarebbe stato compromesso e addio alle scorte di vitamina C.
     Mi coprii gli occhi mentre un mormorio feroce si levò dai presenti.
     – Sarà un clo che manovra – urlò Pietro, il mio vicino.
     – Disattivato, sicuro – aggiunse Andrea. Gli diedi uno scappellotto e mamma ci guardò indignata.
     Alla fine il drottero piegò di lato, fuoriuscirono gli stabilizzatori dalla base e si posò al centro senza ulteriori danni.
     Il portellone di carico si aprì e la slitta automatica scaricò la cassa con il clo. Il drottero si richiuse e riprese quota in pochi secondi mentre Andrea gli indirizzava tre dita rivolte in basso."

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Qui invece troverete l'articolo pubblicato sul sito Fantascienza.com che parla del racconto.

A presto.
Romina Braggion



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