"Caduta dentro un no" opera di Barbara Garlaschelli
#diariodierrebi
Narrativa e musica sono veicoli di emozioni che si sviluppano in tracce scritte: vocaboli e note. Combinarli è una modalità antica, forse dimenticata, certamente ammaliante per chi la approccia con spirito aperto verso l’arte.
Barbara Garlaschelli prima ancora che con la sua poderosa biografia e gli articoli nel suo blog Sdiario, mi ha conquistato con il suo lessico in modalità “tango argentino”. Chiedo venia per la definizione criptica, però se penso a lei la collego a quest’immagine.Ciao Barbara, benvenuta nel mio blog “Diario di ErreBi”, sono molto felice di ospitarti.
Il 5 marzo 2020 uscirà il tuo libro "Caduta dentro un no" per la casa editrice Morellini Editore, con oltre 20 tracce audio di reading musicati.
Il modo in cui ho appreso la notizia è un bell’esempio
del fare squadra tra donne e il risultato è una combinazione magica che mi sta
aprendo orizzonti letterari inconsueti.
Sto leggendo le tue ballate e le ho ascoltate con stupore.
Per me è una novità vivere un’opera simile ma, leggendo la tua biografia, per te non lo è. Infatti è del 2015 il progetto Sex & disabled people, reading musicale con Alessandra Sarchi.
Fornisco giusto qualche indicazione sulla tua carriera artistica, la bibliografia completa è disponibile su Wikipedia: “Ha esordito nella scrittura nel 1993 con l'antologia in floppy disk Storie di bambini, donne e assassini. Del 1995 è il suo esordio nella stampa, con O ridere o morire, edito da Marcos y Marcos.
Sto leggendo le tue ballate e le ho ascoltate con stupore.
Per me è una novità vivere un’opera simile ma, leggendo la tua biografia, per te non lo è. Infatti è del 2015 il progetto Sex & disabled people, reading musicale con Alessandra Sarchi.
Fornisco giusto qualche indicazione sulla tua carriera artistica, la bibliografia completa è disponibile su Wikipedia: “Ha esordito nella scrittura nel 1993 con l'antologia in floppy disk Storie di bambini, donne e assassini. Del 1995 è il suo esordio nella stampa, con O ridere o morire, edito da Marcos y Marcos.
Scrittrice versatile, si è cimentata in vari generi:
dal noir, alla letteratura per ragazzi al teatro. Il libro Sirena, edito da Moby
Dick nel 2001, è considerato un long seller e ha avuto varie ristampe.
Nel dicembre 2004 ha vinto il Premio Scerbanenco con
Sorelle.
I suoi romanzi e racconti sono tradotti in francese, castigliano
per il mercato spagnolo e messicano, portoghese, olandese e serbo.
Il suo libro Non ti voglio vicino (Frassinelli, 2010) è
un romanzo psicologico che tocca il tema scottante degli abusi sui minori. Con
questo romanzo Barbara Garlaschelli nel 2010 è stata finalista al Premio Strega
e ha vinto il Premio Biennale di Narrativa "Matelica - Libero
Bigiaretti", il Premio Università di Camerino (2010), il Premio Alessandro
Tassoni (2011) e nel 2012 la 25ª edizione del Premio Letterario Chianti.”
Dopo questo preambolo entriamo nel vivo dell’intervista
con la mia domanda d’apertura classica:
R. perché una
persona dovrebbe dedicare il suo tempo alla tua ultima opera?
B. Prima di tutto grazie per
avermi ospitata. Ora passo alla risposta.
Perché se è una persona
curiosa – e la curiosità è uno dei motori che fanno viaggiare il mondo – avrà
la possibilità di trovarsi davanti a un'opera particolare: un melting pot di
generi artistici, dalla parola alla musica, dalle voci ai suoni.
R. Spiegami la genesi della tua idea. Cosa ti ha spinto verso questa
direzione inconsueta testo/musica?
B. Perché io per prima sono
una persona curiosa che ama esplorare ambiti artistici diversi. Mi piacciono le
storie brevi e le ballate in fondo questo sono: brevi racconti in forma poetica
che nascono dall'osservazione della realtà; dalla cronaca, dall'arte, dai sentimenti.
Un'altra cosa che amo
molto è lavorare insieme agli altri, misurarmi con professionalità, personalità, sensibilità differenti e questo
libro è stata l'occasione perfetta per farlo.
R. Ti
dico cosa mi piace di “Caduta…”: mi piace ascoltare una tua ballata mentre mi
preparo una tisana, mi piace decidere quale ballata leggere prima di
addormentarmi in base a com'è andata la giornata, mi piace pensare a un fatto e
cercare se nei tuoi testi ne hai parlato. Questa fruizione spontanea, non
imbrigliata dallo svolgimento di una trama, ha in sé qualcosa di liberatorio e
rilassante. Avevi
immaginato questo effetto?
B. Avevo sperato in
questo effetto. Abbiamo deciso – e scrivo al plurale perché la stesura delle
ballate è stata curata da Elena Mearini
- di suddividere le ballate per temi (violenza di genere; amore; cronaca
ecc.), tenendo come file rouge il termine “cadere” dal titolo della raccolta.
In realtà il libro offre la possibilità di iniziare da qualunque punto, così come le ventidue ballate che abbiamo scelto, tra le tante, di leggere e musicare e auto-produrre, io ed Elena. Secondo me l'effetto “rilassante e liberatorio”, anche quando i temi trattati sono drammatici e talvolta feroci, è una delle ricchezze di questo lavoro.
In realtà il libro offre la possibilità di iniziare da qualunque punto, così come le ventidue ballate che abbiamo scelto, tra le tante, di leggere e musicare e auto-produrre, io ed Elena. Secondo me l'effetto “rilassante e liberatorio”, anche quando i temi trattati sono drammatici e talvolta feroci, è una delle ricchezze di questo lavoro.
R. Si dice che nella
scrittura lo scrittore si mette a nudo e quindi alcune persone abbandonano
quest’attività non volendosi esporre. Leggendo
“Caduta…” ho la sensazione di leggere la tua autobiografia resa attraverso uno
stile intimista. Sbaglio?
B. In ogni libro c'è qualcosa
dell'autore sempre, anche indirettamente. In questo caso alcune ballate sono
legate in modo stretto a me, alla mia famiglia, alla mia visione del mondo. Ma
sono anche influenzate da tutto ciò che ho letto e ascoltato. Alcune sono
ispirate a quadri di pittori che amo (Hopper, Vettriano, Schiele che in comune
hanno la messa in scena del corpo, nella sua sensuale solitudine anche quando
le figure rappresentate nel dipinto sono più d'una). L'osservazione di
qualunque forma d'arte e di vita per me è uno spunto per raccontare una storia
che spesso si allontana molto dalla fonte.
R. “Passi” è una ballata emblematica di un momento
particolare. Cosa rappresenta il mare
per te? Lo ami ancora?
B. Il mare, nonostante sia
stato teatro di una svolta sconvolgente nella mia vita, fa parte di me. In mare
mi sento libera, leggera. Intera.
Lo amo in modo spasmodico.
“Passi” è anche uno
scritto sulla memoria del corpo, su ciò che non dimentichiamo anche se non fa
più parte di noi; in questo caso camminare. Io come si cammina, che movimenti
fanno i muscoli, le ossa, che sensazione si prova non l'ho mai scordato. Né
potrò mai farlo.
R. “Aspetto” è un grido di dolore, lacerante per chi
l’ha provato mentre getta nell’impotenza chi vi assiste. L’ho declinato in una
situazione che ho vissuto.
Sai che l’attesa, a volte, è dovuta a un tale stato di prostrazione dell’animo da lasciare inerti? Invece, in questo testo percepisco la voglia di vivere bloccata dall’ineluttabile. Ti va di spiegarmi cosa significa?
Sai che l’attesa, a volte, è dovuta a un tale stato di prostrazione dell’animo da lasciare inerti? Invece, in questo testo percepisco la voglia di vivere bloccata dall’ineluttabile. Ti va di spiegarmi cosa significa?
B. Ho subìto una lesione del
midollo a livello cervicale che mi ha resa tetraplegica all'età di quindici
anni. La perdita di gran parte della mobilità e della sensibilità mi hanno
catapultata in modo violento e repentino in un universo in cui io sono
ferma mentre tutto il resto del mondo si
muove. Non solo, ma la perdita di gran parte dell'autonomia,
dell'autosufficienza mi costringe ad “aspettare” sempre che qualcuno sopperisca
alle azioni che io non posso più compiere, comprese quelle quotidiane come
alzarsi, vestirsi da sola, spostarsi, raccogliere qualcosa che è caduto e via
così per centinaia di cose. Con “Aspetto” ho voluto – non so se riuscendoci o
meno, ma dalle reazioni di chi la legge o ascolta direi di sì – far capire la fatica sovrumana che questa “non
azione” comporta; l'autocontrollo che
richiede e la disperante fatica che ti lacera.
R. Hai raggruppato le ballate in sezioni e queste
hanno pesi specifici diversi gli uni dagli altri. Potrebbe capitare che un
lettore si senta spiazzato dal peso di alcune tematiche contrapposto alla
leggerezza di altre, raccolte in un unico libro. Quale suggerimento vorresti offrire a chi si dedicherà alla tua opera?
B. Nessun suggerimento. Come
abbiamo accennato un po' sopra, la libertà deve essere l'unica guida. Libertà
anche di chiudere il libro e fare altro.
R. Cosa
significa coordinare un gruppo di professionisti/artisti per ottenere il
risultato di “Caduta dentro un no”? Un risultato vigoroso, viscerale,
sanguigno ma anche poetico e leggiadro. Tante teste, tanti mondi, mi pare un
detto calzante in questo caso, tenendo anche conto che qui le teste mi sembrano
molto brillanti…
B. Questa del lavorare
insieme è stata la parte più bella e magica. Si è creato subito un clima di
collaborazione, ascolto reciproco, volontà di partecipare e non solo di
eseguire. Tra l'altro non tutti gli artisti si conoscevano prima di questa
esperienza.
La musica è originale ed è nata dai musicisti dopo aver ascoltato le ballate. Alla base c'è stata la disciplina artistica, il rispetto verso il lavoro e gli altri e anche molto divertimento. Solo quando abbiamo ascoltato i brani usciti dalla sala di registrazione – quindi mixati e masterizzati – ci siamo resi conto che abbiamo compiuto una piccola opera straordinaria e originale. E se mi permetti vorrei citarli e ringraziarli ancora i miei compagni di viaggio con i quali porteremo il libro in tour: Stefania Carcupino che mi ha accompagnata in altri reading compreso quello di maggior successo per ora tratto da “Non volevo morire vergine”; Viviana Gabrini, voce portante di Sex and disabled people; Michael Fortunati, cantautore, basker e chitarrista e Giovanni Rosa, attore e autore. E un ringraziamento va anche ad Alberto Callegari e Daniele Mandelli dell'Elfo studio che mi hanno permesso di vivere una delle esperienze più emozionanti della mia vita. E ringrazio anche Sandra Giammarruto, grande amica e autrice della meravigliosa foto di copertina.
La musica è originale ed è nata dai musicisti dopo aver ascoltato le ballate. Alla base c'è stata la disciplina artistica, il rispetto verso il lavoro e gli altri e anche molto divertimento. Solo quando abbiamo ascoltato i brani usciti dalla sala di registrazione – quindi mixati e masterizzati – ci siamo resi conto che abbiamo compiuto una piccola opera straordinaria e originale. E se mi permetti vorrei citarli e ringraziarli ancora i miei compagni di viaggio con i quali porteremo il libro in tour: Stefania Carcupino che mi ha accompagnata in altri reading compreso quello di maggior successo per ora tratto da “Non volevo morire vergine”; Viviana Gabrini, voce portante di Sex and disabled people; Michael Fortunati, cantautore, basker e chitarrista e Giovanni Rosa, attore e autore. E un ringraziamento va anche ad Alberto Callegari e Daniele Mandelli dell'Elfo studio che mi hanno permesso di vivere una delle esperienze più emozionanti della mia vita. E ringrazio anche Sandra Giammarruto, grande amica e autrice della meravigliosa foto di copertina.
R. Perché è nata ora, questa creatura, e non prima?
B. Perché per ogni cosa c'è
il suo tempo. E il tempo per “Caduta dentro un no” è questo.
R. Quale compito hai dato a “Caduta…” e quale sarà la più grande
soddisfazione, magari inaspettata, che ti potrà donare?
B. Nessun compito se non
farsi la sua strada. E la più grande soddisfazione: vedere tanta gente
emozionata ai live e magari sentire qualche traccia nelle grandi radio.
Ti ringrazio di cuore,
Barbara, per l’attenzione che mi hai dedicato in quest’intervista, e per il
dono delle tue ballate.
E io ringrazio te per la
sensibilità delle domande e per il tempo che mi hai dedicato perché il tempo, a
mio parere, è una delle ricchezze più grandi che abbiamo e dedicarlo agli altri
non è cosa da poco.
A presto.
Romina Braggion
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