Recensione: Le Visionarie

“Sisters of the Revolution” è l’antologia curata da Ann & Jeff Vandermeer e pubblicata nel 2015. Il 14 febbraio 2018 la casa editrice Nero Editions la pubblica nella versione italiana curata da Claudia Durastanti e Veronica Raimo, traduttrici anche di alcuni brani della raccolta, con il titolo “Le Visionarie”. In merito alla creazione di quest'opera di fantascienza femminile e femminista trovate un'interessante intervista alle curatrici nella sezione cultura del sito Ansa. 


Cito dal sito di Nero: “Le Visionarie raccoglie ventinove racconti che tratteggiano i contorni di un mondo di volta in volta futuristico, inquietante, onirico o semplicemente strano. Sono racconti che spaziano dalla fantascienza al fantasy, dall’horror alla weird fiction, scritti da donne che hanno fatto la storia e il presente della narrativa fantastica, e che incrociano gusto per l’invenzione di mondi altri e riflessione femminista. Il risultato è un caleidoscopio di storie immaginarie che, in maniera imprevista e mai ordinaria, legano letteratura di genere e letteratura sul genere.”

Le curatrici italiane scrivono a pag. 525: «Nei racconti compaiono proprio le avvisaglie di quel realismo ditopico reso paradigmatico dalla stessa Black Mirror, che si è autopromossa parlando di un futuro cupo e quasi totalitario a cinque minuti da adesso. Ogni riduzione dei diritti, ogni anelito di vendetta, e ogni anticipazione chimerica di una società giusta tra le pagine de “Le Visionarie” non risuona sinistro o profetico quanto banalmente contingente.»
Ancora: «… alla luce di alcune uscite del governo Trump in merito ai diritti riproduttivi o all’aborto, la repubblica di Gilead descritta da Mararet Atwod ne “Il racconto dell’ancella” non sembra più una distopia quanto una traduzione del nostro mondo in un’altra lingua
Infine: «Quasi tutti i racconti de “Le Visionarie” qui presenti non si dissipano nel nichilismo facilmente preventivabile, né prospettano soluzioni votate alla nostalgia di mondi perduti, ma optano per una struttura aperta e non compiacente.»

Ho apprezzato la lettura del libro nel suo complesso, sebbene alcuni racconti mi abbiano indispettita molto.

Tutti i giorni trasmissioni televisive, carta stampata, blog e altri media si accaniscono con viscida morbosità su casi di cronaca i cui protagonisti sono uomini incolpevoli e donne inopportune.
Il giallo vende meglio se la vittima è donna, il manga si arricchisce di volti femminili tumefatti, lo scrittore si bea del racconto dell’ultimo stupro trasformato in amore da una provvidenziale Sindrome di Stoccolma, il giornale insiste sul pernicioso cliché del gran lavoratore eppure assassino per colpa della vittima.

Fatico sempre più a leggere queste narrazioni e, nella raccolta, trovo  emblematico il racconto “Jestella”: triste, accanito nella proposta di stereotipi e ingiustizie, senza speranza di riscatto.
Se c'è un pregio nel racconto, nell'edizione italiana, è la traduzione a cura di Chiara Reali.

Conosciamo molto bene la realtà. La distopia abbonda di racconti e romanzi ammonitori ma ora servono proposte, alternative alla quotidianità, cambi di prospettiva, iniezioni di punti di vista inusuali, inediti, surreali, anche paradossali, felici, utopici.
A tal proposito è fantastico il racconto di Eileen Gunn "Strategie stabili per manager di fascia media" con una manager/mantide che risolve il suo problema  di convivenza con il prepotente sistema consolidato della misoginia, incarnato n
el capo incapace e maschilista.

Abbiamo bisogno di stupore, di speranza e abbiamo bisogno di condividerli, di renderli chiari e accessibili a sempre più persone. Le visioni sono indispensabili ma è necessario che siano semplici. Non scontate, non banali, solo più comprensibili e meno ripugnanti.

Sarebbe auspicabile una riflessione e una presa di posizione, da parte di un numero sempre maggiore di scrittrici e di scrittori, rispetto alle storture non più tollerabili, delle narrazioni tossiche sia nella cronaca che nella letteratura.

Consiglio la lettura di questa antologia profetica e illuminata.

A presto.
Romina Braggion

#diariodierrebi




Commenti