#recensione Iperuranio


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"Iperuranio", antologia a cura di Andrea Tortoreto, edita nella collana Odissea Fantascienza, nell’ottobre 2018, da Delos Digital.

L'Iperuranio è un concetto nato e sviluppato da Platone.
Consiste in una zona intangibile, oltre la volta celeste, dove risiedono idee immutabili e perfette. La sua esistenza è senza tempo, solo l'intelletto può raggiungerla ed è inviolabile da eventi terreni.
Nella visione classica la volta celeste rappresenta il limite ultimo del mondo fisico, pertanto porre l’Iperuranio "oltre la volta celeste" lo rende una rappresentazione metafisica, al di fuori dello spazio e del tempo e, dunque, puramente spirituale.

Photo credit by: sito Delos Digital

Elucubrare in merito alle visioni che nascono in seguito alla lettura della SF è sempre stata la mia passione. Si può infatti dire che leggere fantascienza è per me funzionale alla riflessione, oltre a dovermi lasciare emozioni, possibilmente raffinate.
Perciò ho affrontato quest’antologia di fantascienza italiana con uno spirito fiducioso, sapendo che il curatore è Andrea Tortoreto, dottore di ricerca in Filosofia e Scienze umane presso l’Università di Perugia.

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L’introduzione del curatore mi ha lasciato delle mollichine per seguire la traccia: “…emerge con chiarezza la vocazione filosofica della fantascienza… Non appare dunque un caso che P.K.Dick…, si definisse narratore –filosofo, poiché considerava domande quali: - Che cos’è la realta? Che cosa caratterizza l’essere umano?- come le esigenze primarie alle quali la propria narrativa tentava di rispondere.
Su queste convinzioni si basa l’idea che sorregge il volume che vi apprestate a leggere… proprio lo stupore e la sorpresa costituiscono il pane quotidiano tanto del narratore quanto del filosofo, poiché, come insegnano gli antichi, senza la meraviglia non sorgono le domande e, quindi, le idee.”

Ho quindi iniziato la lettura con alcune aspettative ma, mea culpa, continuando a indossare alcuni schemi con i quali leggo SF.

Ogni racconto è annunciato dalle intenzioni del narratore e questo mi è parso un modo per aiutare il lettore nella comprensione del racconto, anche se amo poco questo genere di imbeccate.
I primi, pur trovando idee e stimoli davvero inusuali, mi hanno lasciato un punto di domanda, un senso di perplessità in merito alle chiusure che ritenevo poco riuscite.
Però l’intenzione del curatore aveva iniziato a germogliare e, tutto a un tratto, ho compreso quale fosse la strada da percorrere, quali poteri avessi in qualità di lettrice. Così i tasselli si sono incastrati.

Certamente alcuni racconti sono meno forti di altri, si percepisce qualche ingenuità, qualche piccolo scivolone nello stile, ma l’intento del curatore, nel mio caso, è stato raggiunto: indurre una speculazione anche da parte del lettore, rendendolo interlocutore del dialogo avviato dal narratore.

Quest’antologia richiede, in chi legge, l’impiego di grandi quantità di energia mentale e l’abbandono di paraocchi e abitudini.
Alcuni racconti non sono una passeggiata (quelli di Gianfranco De Turris, per esempio, forniscono la maggiore quantità di stimoli), altri mi hanno punta nel vivo, commuovendomi e lanciandomi nel vuoto, alla ricerca di risposte a domande giunte alla mia coscienza da uno spazio inconsapevole.

Segnalo i racconti che metto, tutti insieme, sul podio del vincitore:
La suprema possibilità, di Lorenzo Fontana;
Somnium, di Oriana Ramunno;
Il peso dei ricordi, di Andrea Tortoreto;
Cara mamma, di Alain Voudì.

Tutti gli altri sono comunque notevoli e li colloco in un secondo posto ex aequo, secondi, non ultimi.

Consiglio la lettura, ma attenzione: se cercate una strada in discesa forse l'antologia potrebbe lasciarvi insoddisfatti.

A presto.
Romina Braggion

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